Che bravo figliolo, che gran pacioccone, un vero tesoro, un po' bambinone, la vita dell'armi abbracciò a cuor contento, ma meglio sarebbe fra i frati in convento. Placido lo vedi a studio addormentato, se parli di donne, su scatta eccitato, leggero, saltella alla festa danzante, coll'agile grazia d'un grosso elefante. |
Dalla tribù dei lunghi Pantal, ecco s'avanza il Re del caval, seguace egli fu di Bragelonne, è Colin per gli amici e Nik per le donne. Cambia divisa e scorda le stellette, prende le scarpe e poi non le mette, istruttore fu fatto ai cappelloni, li istruità per farne dei furboni. |
Il re del pedale, centauro provetto, "Aiuto, sergente! se parte non smetto!". Artigliere dei monti, le scale fa ansante, e noi lo vediamo pompiere pesante. Compianto, ei morì fra i vari stenti, fachiro, mostrandosi a tutti i presenti, quest'orrendo prodotto di dea Visnù, in Magna Grecia è uno Zulù. Di nobile schiatta, egli ncque a Boiano, ma se glielo chiedi, lo dice pian piano, l'Accademia raggiunde pieno di speme, ma non scordò il suo gregge ed ora ne geme. |
Sconvolto guarda l'acqua che scende, pallido, trema, che cosa gli prende? così come l'acqua amava i cavalli, e s'esauriva leggendo dei gialli. Le antiche tribù dalle labbra a piattello, omaggio ci fecer di un loro fratello, piccolo, nero, cubo perfetto, su libri e sinossi versò il loro affetto. |
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