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Sinceramente, Signor Capitano, speravamo, al nostro ritorno in Accademia, di aver ancora il nostro primo Comandante. Perciò quando ci fu annunciato nella sala dell'Ufficiale di Picchetto che Lei era il nostro nuovo Capitano, siamo rimasti male, quasi scontenti.
Al passare dei giorni però aumentava sempre più in noi il desiderio e la curiosità di conoscerLa. Dopo la descrizione fatta di Lei in verità credevamo di vedere al Suo arrivo un burbero Capitano germanico. Invece la realtà è stata un'altra, Lei si è dimostrato immediatamente interessato alla Sua Sezione; ci è apparso gentile, sincero, pieno di sensibilità, di tatto. Lei è riuscito quasi, non completamente, perché quando lo vediamo, il nostro cuore si riempie di gioia, a farci dimenticare il Nostro "Vecio" Alpino.
Descrivere le Sue doti morali, di carattere, di cuore, sarebbe una cosa inutile, una inutile descrizione di una scia di ottimi requisiti.
Rimane una sola verità: Noi La ricorderemo sempre.
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Signor Tenente,
Il saluto che a Lei rivolgiamo non sa di formalità né di esaltazione dei suoi valori, poiché tutto è semplice, spontaneo, tutto nasce dall'intimo per chi si comprende appieno: e noi ci siamo compresi.
Se, purtroppo, non tutto, di ciò che Lei ci ha detto, sarà da noi assimilato, poiché arduo e difficile sarebbe seguirLa nel Suo cammino, pure "qualcosa di Lei" in noi rimane che per molti costituisce una "conquista" da cui prenderà sviluppo il cammino verso ambite mete.
La fiducia nella vita, prima, ed il raggiungimento poi, degli "ideali" è quanto di meglio ha saputo riversare su di noi: è stato il tema dei nostri colloqui, anzi diremmo chiacchierate, a volte lungamente protrattesi. E "così" noi la ricorderemo anche quando si sarà avviato verso mete più alte ed avrà raggiunto i Suoi "ideali".
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