DISCORSO TENUTO IN OCCASIONE
DELLA CERIMONIA DI AVVICENDAMENTO DEL V. COMANDANTE DELL'ARMA DEI CARABINIERI |
Signor Comandante Generale, Ufficiali, Marescialli, Brigadieri, Appuntati e Carabinieri, giunto al termine del servizio attivo, rivolgo il mio deferente saluto alla nostra Bandiera, simbolo concreto della vitalità militare, custode perenne delle nostre tradizioni e sintesi ideale del sacrificio e del martirio di tutta la schiera dei nostri eroi.
Ringrazio tutte le Autorità, le delegazioni della Rappresentanza Militare, dell'Associazione Nazionale Carabinieri, dell'Opera Nazionale di Assistenza per gli orfani dei Militari dell'Arma, i gentili ospiti e gli amici, che con la loro presenza hanno voluto testimoniare ancora una volta considerazione e affetto per la nostra Istituzione e nei miei confronti. Un'attenzione particolare rivolgo ai tanti colleghi del 14° corso d'Accademia convenuti anche per salutare l'ultimo allievo che sta per appendere la divisa al chiodo. Chi mi conosce sa che da tempo mi preparo a questo passaggio, avendo coltivato, servizio permettendo, diversi hobby nel mondo delle barche e del bricolage. |
Il Gen. Guido Bellini passa in rassegna le truppe. |
Il Gen. Emo Tassi tiene il discorso di commiato. |
Ora che l'anagrafe mi consente di pronunciare la frase "ai miei tempi" vorrei ricordare loro alcuni aspetti significativi che caratterizzavano negli anni sessanta l'organizzazione e la vita della nostra grande Istituzione, in modo da valutare quanto sia stato intenso il processo evolutivo e lunga la strada percorsa, con particolare riferimento alla cura e al benessere del personale.
Il militare di servizio alla stazione era impiegato in turni di 24 ore consecutive! L'orario del Comando Legione regolava le normali operazioni di caserma, attenendosi alle disposizioni generali che prevedevano, per le 24 ore della giornata, una media di otto ore per il riposo, altre otto nel disimpegno di effettivo servizio ed il restante del giorno per istruzioni, riviste, governo dei cavalli, pulizia degli arredi, delle bardature, ecc. Presso tutti i reparti era in vigore la libera uscita che terminava alle ore 24, con conseguente contrappello per verificare che tutti fossero rientrati. |
L'area di libera uscita era vincolata dai limiti del presidio militare e di norma coincideva con la cerchia comunale. Al controllo di tutto il personale con le stellette provvedevano in città le ronde, l'ufficiale di vigilanza e il capitano di sorveglianza.
Ma le note più dolenti riguardavano le punizioni. La consegna e la camera di punizione semplice erano scontate presso i reparti e le stazioni anche dai militari ammogliati. Mentre gli altri, mai più di un terzo della forza, si recavano in libera uscita, i puniti rimanevano nella loro camera o in quella messa a disposizione. Chi incorreva nella camera di punizione di rigore veniva chiuso in un locale a ciò destinato, espressione eufemistica per non dire vera e propria camera di sicurezza, privato di cintura, della cravatta, dei lacci e di tutti quegli oggetti che potessero indurlo ad atti di autolesionismo. |
Alcuni dei numerosi compagni di corso che hanno assistito alla cerimonia. |
Il Gen. Emo Tassi al Vin d'honneur offerto al termine della cerimonia. |
Appena risultava che un carabiniere avesse nella sede di servizio una relazione con una ragazza ai fini di fidanzamento scattava subito il trasferimento dell'interessato ad altra sede.
Se poi le intenzioni erano diverse, il militare poteva incorrere in mancanza caratteristica che così recitava: "gli amoreggiamenti e le relazioni intime con donne nelle sedi di servizio debbono essere sempre troncate col trasferimento del militare, il quale è anche punito qualora, per coltivarle, sia venuto meno ai suoi doveri, ovvero, col suo contegno scorretto, abbia provocato commenti sfavorevoli o scandalo". Mi auguro, come dicevo in premessa, che da questo breve spaccato di vita e storia dell'Arma vissuta possiate attingere utili spunti di riflessione e di conforto per superare quei momenti immancabili di disagio derivanti da fasi particolarmente onerose del servizio o da motivi, che spesso si rivelano futili, di incomprensione con colleghi e superiori. Ma una cosa va sottolineata subito. Anche in tempi di norme regolamentari e disciplinari che oggi appaiono severe e coercitive, il Carabiniere svolgeva il suo impegno quotidiano con lo stesso spirito di servizio e la motivazione di sempre. |
L'amore per l'Arma, la scelta convinta di un lavoro concreto e visibile per la sicurezza del cittadino e la difesa dello Stato, la consapevolezza di appartenere ad una Istituzione di grandi tradizioni e profondamente amata dalla gente, costituivano punti di riferimento e di forza tali da far superare qualunque sacrificio.
Certo c'erano meno distrazioni, comodità e tentazioni rispetto ad oggi. Si viveva più insieme nei reparti, si stabilivano profonde amicizie e si fortificava il così detto spirito di corpo. Bene, a conclusione di questa mia avventura veramente esaltante, Comandante, desidero ringraziarTi per la tutta la fiducia accordatami e per l'affettuosa disponibilità sempre dimostrata nei miei confronti. Auguro a tutto il personale in servizio le migliori fortune ed un futuro veramente pieno di soddisfazioni. |
Il Gen. Emo Tassi festeggiato dai suoi compagni di Corso. |