OMELIA TENUTA DA MONS. LINO GERARDI IN OCCASIONE
DEL QUARANTENNALE DELL'INGRESSO DEL 14° CORSO
NELL'ACCADEMIA MILITARE DI MODENA (15/11/1997)




VANGELO: "E quando fu vicino alla città, pianse su di essa dicendo: oh, se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stato nascosto ai tuoi occhi. Gerusalemme, Gerusalemme che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali, ma voi non avete voluto" (Lc.19.41- Mt.23 .37)


 
È da cinque mesi che non prendo la parola in pubblico, per motivi di salute. La prendo ora per rivolgere a voi, carissimi ex allievi del 14° Corso, che più di ogni altro mi è nel cuore, il più cordiale saluto e l'augurio che questa riunione lasci in tutti un bellissimo ricordo.
Non è difficile immaginare quali pensieri e quali sentimenti passino in questo momento nel vostro cuore: il vostro ingresso tra queste mura, le vostre aspirazioni, i sacrifici degli inizi, la volontà di resistere e di continuare, e poi la carriera, le responsabilità, le soddisfazioni, le delusioni. Forse è l'ultima volta che parlo al vostro Corso, e prendo lo spunto di quello che ho in animo di dirvi, dal brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. È il brano che ci fa capire l'idea di Patria secondo il Vangelo, e quindi la vera idea di Patria.

1) Anzitutto, si può ancora parlare di Patria, oggi, che si stanno costruendo gli Stati Uniti d'Europa?
"E quando fu vicino alla città, pianse su di essa".
Gesù, pur essendo il Maestro dell'amore universale, non ha voluto essere un cittadino del mondo. Volle appartenere a una terra, a un popolo, a una Patria, che allora si identificava nella città di Gerusalemme. E su quella città pianse, dice il Vangelo, pensando alla sua futura distruzione. Ora se ha pianto, vuoi dire che l'amava, e se l'ha amata Lui, figlio di Dio, vuoi dire che il sentimento di Patria è un sentimento sacro, insopprimibile, e , di conseguenza, l'oggetto di questo sentimento, che è la Patria è un valore che non scomparirà mai.
Si costruiscano pure gli Stati Uniti d'Europa, purché non vengano disintegrate le unità nazionali.
Una volta esistevano le città: Torino, Milano, Genova, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, che, poi, si sono inserite in un contesto più vasto, l'Italia, ma le città non sono scomparse, hanno conservato la loro identità e la loro funzione unificatrice.
Così, si inseriscano pure le varie nazionalità europee in una realtà più vasta, l'Europa, ma senza eliminare le Patrie. Lo ha detto chiaramente il Santo Padre: - l'edificazione dell'Unione Europea presuppone innanzitutto il rispetto delle diverse comunità umane, riconoscendo la loro dimensione spirituale e sociale.- E lo disse anche Giovanni Spadolini: -sarebbe esiziale entrare in Europa, sacrificando le unità nazionali.
Osserviamo, a questo proposito, la natura, che è una maestra insuperabile di vita. In natura, gli organismi quanto più sono evoluti, tanto più sono differenziati. La perfezione in natura non consiste nell'uniformità e nel livellamento, ma nell'unione delle varietà. Si pensi al corpo umano di quanti organismi diversi è composto, diversi ma uniti per il buon funzionamento dell'organismo. È il verme che ha un corpo indifferenziato. Tendere quindi a uno Stato unico, lo Stato Europeo, sarebbe come passare dall'organismo umano a quello del verme.

Su questo punto bisogna vigilare, e questa vigilanza spetta in particolare a voi, che avete scelto, come missione della vostra vita, la difesa della Patria, difesa che non deve essere solo materiale ma anche spirituale. Noi italiani siamo eredi di un patrimonio culturale estremamente ricco, che ha arricchito il mondo, e non dobbiamo permettere che questa eredità sia confusa, dimenticata o peggio sostituita con altre culture, che non hanno niente a che fare con la nostra. Di Patria quindi si deve e si dovrà parlare sempre.

2) Ma cos'è la Patria? "Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho cercato di raccogliere i tuoi figli, come la gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali." Abitualmente per Patria si intende la terra che ci ha dato i natali, la terra dove si parla la stessa lingua, dove si coltivano le stesse tradizioni religiose, culturali e militari. Il Vangelo va molto più in là. "Come la gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali." E' un'immagine familiare, che ci fa capire che la Patria non è un'entità astratta, lontana. Deve essere una madre che "raccoglie i suoi figli", per nutrirli, difenderli, addestrarli alla vita. Perché ci sia una vera Patria, non basta un territorio comune, una lingua unica, le stesse tradizioni. La Patria deve essere una famiglia, dove tutti si sentono rispettati, aiutati, difesi, soprattutto i più deboli e i più bisognosi. Una nazione, dove i privilegiati sono i ricchi e i potenti, una nazione dilaniata da fazioni che si odiano e si combattono, una nazione dove a pagare le spese sono sempre gli ultimi, non può dirsi una vera Patria: odio, lotte intestine, discriminazioni non possono comporsi col vero concetto di Patria
E questo Io possiamo vedere nel simbolo, che tutti ci rappresenta: la bandiera. Osserviamola questa nostra bandiera. Non è un monocolore, è un tricolore. C'è il bianco, c'è il rosso, c'è il verde: tre colori distinti ma non separati: sono cuciti insieme, liberi di sventolare ma saldamente fissati alla stessa asta. Il simbolo è chiarissimo. In un popolo civile, ogni cittadino deve sentirsi libero di pensare e di agire secondo la propria coscienza, ma tutti devono sentirsi legati alla stessa, che è la Patria, cuciti in uno sforzo comune di concordia, che ci fa sentire tutti italiani e ci dà il gusto di esserlo.
Ecco la Patria secondo il Vangelo: una famiglia di fratelli liberi e uniti, uniti, noi italiani, dalle Alpi alla Sicilia.
È oggi in atto un tentativo di separare una parte dell'Italia dal resto della penisola. Io non so rendermi conto come, dopo un secolo e più di lotte e di sacrifici senza numero per fare l'unità d'Italia, si sia arrivati al punto di parlare di secessione, mobilitando l'opinione pubblica con minacce terroristiche per realizzarla. Non si potrebbe inferire una ferita più grave alla nazione e un oltraggio più vergognoso ai nostri caduti.
Questo tentativo però ci pone seriamente il problema dell'unità.
Che cos'è che tiene unito un popolo. Sì, la stessa terra, la stessa lingua, le stesse tradizioni, la storia, l'economia, ma soprattutto i valori spirituali e morali, che per noi italiani sono i valori cristiani. L'Italia esisteva prima dello Stato Italiano, anzi prima di ogni altra nazione europea, proprio in forza dei valori cristiani. Sono i valori cristiani a costituire la fisionomia dell'Italia, sicchè l'apostasia dal cristianesimo sarebbe la fine della sua identità.
Da anni, e oggi in particolare, assistiamo al tentativo di scristianizzare la vita, la vita individuale, familiare e sociale. Se questo tentativo dovesse prevalere sarebbe il suicidio dell'Italia, perché, come diceva Benedetto Croce, che non era credente: - noi italiani non possiamo non dirci cristiani-. Tutto in Italia porta il segno della fede cristiana: l'arte, la poesia, i costumi, le tradizioni, per cui rifiutare il cristianesimo vorrebbe dire rinnegare la nostra storia bimillenaria.
Questo impone un approfondimento del concetto di difesa nazionale.
L'ufficiale resta sempre l'uomo, che difende, anche con le armi, l'indipendenza , l'unità e la libertà della Patria, ma in più deve essere l'uomo che dice no a ogni tentativo di sovvertimento di quella civiltà umana e cristiana , che costituisce l'anima della nostra storia: no alla corruzione dilagante, no allo sfasciamento della famiglia tradizionale, no a una televisione che sta corrompendo le coscienze, no a una scuola che pretende di sostituire in ogni campo i genitori. E questa non è questione di fede. E' una lotta comune, che devono combattere tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Patria.
Uno scrittore belga, che si professa agnostico, dopo avere considerato i naufragi delle modernità, ha concluso cosi un suo recente libro: - confrontate i frutti di Gesù e dei suoi discepoli, come Benedetto, Francesco, Domenico, con i frutti di altri alberi e di altri maestri. Il confronto vi aprirà gli occhi.-
Avvertiamo tutti che questo nostro mondo non può andare avanti così com'è. È il mondo predetto da Voltaire, in cui, si diceva, sarà necessario mettere un gendarme davanti a ogni dispensa. Avvertiamo tutti che il mondo ha bisogno di una radicale trasformazione. Ma come compierla? Non certo mettendo un gendarme davanti a ogni dispensa, ma rieducando gli spiriti a quei principi morali, la cui scomparsa ha provocato la crisi, che ci sta travolgendo. E in questa azione di rieducazione universale, credo che l'Italia abbia un ruolo primario. È stata l'Italia cristiana che, sulle rovine del vecchio paganesimo, ha lentamente costruito l'Europa, e credo che sia ancora questa la missione che l'aspetta, a una condizione, che sappia ritrovare la sua anima cristiana, che come fu l'artefice del primo rinnovamento del mondo, così sarà l'artefice del mondo nuovo, che tutti aspettiamo.