Signor Presidente della Camera dei Deputati, Signori Vice Presidenti del Senato e della Camera, Signor Vice Presidente della Corte Costituzionale, Signor Ministro della Difesa, Signori Ministri e Sottosegretari di Stato, Membri del Parlamento, Autorità, Ufficiali, Sottufficiali, Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, personale civile della Difesa, gentili ospiti, amici.
Grazie per essere qui presenti a questa cerimonia che segna il termine del mio mandato al vertice delle Forze Armate.
Rivolgo un deferente, grato saluto al Capo dello Stato, nostro Comandante Supremo e geloso custode dei valori della nostra militarità.
Mi inchino di fronte alle Bandiere ed agli Stendardi, simboli della Patria e dell'onore militare e testimoni di pagine gloriose della nostra Storia. E mi sia concesso di rivolgere un particolare pensiero, carico di emozione, alle Bandiere ed agli Stendardi delle unità che ho avuto l'onore di servire.
Quando, circa 3 anni fa, ebbi il privilegio di assumere l'incarico di Capo di Stato Maggiore della Difesa non volli fare dichiarazioni di intenti, poiché ero e resto convinto che le dichiarazioni di intenti si debbano fare soltanto di fronte alla propria coscienza.
Oggi potrei fare un consuntivo dei risultati ottenuti nell'esercizio delle mie responsabilità e del dovere compiuto in quasi cinquanta anni al servizio di un'Istituzione che costituisce, lo dico senza esitazione e con grande franchezza, una gemma del nostro Paese.
È una gemma per le funzioni che assolve, per i fini che si propone, per i valori che produce, che coltiva, che diffonde.
Ma anche il consuntivo preferisco farlo di fronte alla mia coscienza. Solo così potrò misurare esattamente il prodotto del mio mezzo secolo in uniforme.

Il Gen. Mosca Moschini, l'Ammiraglio Di Paola ed il Cte della Brigata Granatieri, accompagnano il Ministro Martino che passa in rassegna la Brigata di formazione.
Consentitemi però di esprimere i sentimenti che provo in questo passaggio così importante della mia vita.

Il Gen. Mosca Moschini tiene il discorso di commiato.
Mi permetto questa libertà nella consapevolezza di essere oggi circondato dall'attenzione delle più alte autorità dello Stato che mi hanno ampiamente dimostrato la loro fiducia e la loro considerazione, dai colleghi con cui ho condiviso speranze, successi, delusioni, obiettivi, dagli amici, i tanti amici oggi su questa tribuna che costituiscono la mia vera ricchezza, la ricchezza che più conta, dai miei soldati, le migliaia di soldati che hanno costituito la linfa vitale della mia opera, soldati di leva o volontari legati a me da straordinari rapporti umani e professionali, da quei sentimenti speciali che soltanto chi ha il grande privilegio di essere Comandante di uomini può percepire. Quanto ho imparato dai tanti giovani che hanno indossato le stellette!
Essi hanno portato spinte e problemi della nostra società nel mondo militare, hanno costituito il motore principale dell'evoluzione funzionale e culturale delle Forze Armate.
Oggi potrei fare un consuntivo dei risultati ottenuti nell'esercizio delle mie responsabilità e del dovere compiuto in quasi cinquanta anni al servizio di un'Istituzione che costituisce, lo dico senza esitazione e con grande franchezza, una gemma del nostro Paese.
Io ho vissuto interamente questa evoluzione. L'ho vissuta attraversando momenti iniziali di rabbia e frustrazione per un'Istituzione emarginata o ignorata da un'Italia che era reduce da vicende sfortunate della nostra Storia, l'ho vissuta fino alla fase più recente, quella di questi ultimi anni, quando ho potuto finalmente percepire attenzione, fiducia, credibilità, una crescente centralità nel nostro sistema-Paese.
Ho potuto vivere questa fase operando al vertice delle strutture militari. Questo è il regalo più bello che io potessi ricevere, il premio più ambito per un Ufficiale negli anni conclusivi della sua carriera.
La conquistata credibilità è un traguardo magnifico che gratifica tutti noi, soldati e cittadini, perché significa credibilità dell'Italia. Lo dobbiamo soprattutto alla professionalità, alla dedizione, al sacrificio anche estremo, di coloro che negli anni hanno onorato le stellette e la nostra Patria.
E il mio primo pensiero va ai nostri Caduti, il cui luminoso esempio di dedizione e di senso del dovere ci sostiene e ci guida. Essi hanno dato forza al nostro passato. Il mio omaggio va a tutti i nostri Caduti nell'adempimento dei loro compiti, in pace ed in guerra.
La mia vita è stata e resta segnata in modo particolare da due dolorosi eventi: il sacrificio di un giovane Tenente in Africa Settentrionale nel 1941 ed il sacrificio dei Soldati e dei Carabinieri a Nassiriya il 12 novembre scorso. Il giovane Tenente era mio Padre che ha indicato il percorso della mia vita, i caduti di Nassiriya erano i miei, i nostri Soldati e Carabinieri che hanno risvegliato i valori migliori in tutti gli Italiani. Nel ricordarli, provo forte il dolore proprio di ogni Comandante che sente, che deve sentire tutti i suoi uomini come parti di se stesso.
Dobbiamo essere loro grati per i valori che hanno saputo illuminare. Sono quei valori che abbiamo tutti riscoperto, sono quei valori che il nostro Capo dello Stato ci ha insegnato a consolidare, ad esaltare. Sono quei valori di cui la nostra Istituzione è gelosa custode.
Lascio il comando delle Forze Armate con l'animo colmo di gratitudine. E sento fortissimo il desiderio di ringraziare.
Ringrazio il Presidente della Repubblica ed il Governo per lo straordinario privilegio che mi è stato concesso di guidare le nostre Forze Armate per tre anni e di poter presiedere, per i prossimi tre anni, il Comitato Militare dell'Unione Europea.
Ringrazio il Parlamento che pone attenzione crescente ai nostri problemi, un'attenzione volta a coniugare la situazione e le possibilità generali del Paese con le esigenze, le pressanti esigenze delle Forze Armate impegnate in tanti teatri del mondo per la stabilità, la pace, la sicurezza, per consentire all'Italia di svolgere il ruolo che ad essa compete. Ho detto attenzione crescente ed è giusto che sia così, perché le nostre unità stanno da tempo producendo il massimo sforzo, stanno operando al limite delle loro possibilità, un limite che non è stato e non dovrà mai essere superato.
Il mio particolare, particolarissimo saluto va a Lei, Signor Ministro della Difesa. Con Lei ho condiviso momenti di grande tensione morale. In questi primi anni del Suo mandato Lei ha saputo conoscere ed apprezzare questo nostro mondo militare, un mondo che ha un approccio onesto, rigoroso, schietto, diretto. Lei comprende ed ama la nostra militarità ed io oggi La sento vicino con sentimenti che vanno ben oltre il rapporto professionale, ben oltre il rapporto gerarchico funzionale.
Signori, negli ultimi otto anni ho avuto l'onore di operare al vertice delle strutture militari, a stretto, diretto contatto con l'Autorità Politica. Uno degli aspetti più gratificanti di questa mia esperienza è stata l'evoluzione del rapporto con i miei Ministri. Mi permetto di esprimermi così, confidenzialmente, definendoli miei Ministri perché con tutti loro il rapporto gerarchico-professionale si è progressivamente arricchito di sentimenti di vera, profonda amicizia, quell'amicizia basata su rispetto, stima, considerazione, fiducia reciproci.
Ho avuto quattro Ministri in questi otto anni, due quale Comandante Generale della Guardia di Finanza e due quale Capo di Stato Maggiore della Difesa, sono tutti qui presenti su questa tribuna, io Li ringrazio sentitamente.
Ringrazio i miei Comandanti che si sono succeduti nel corso della mia carriera. Da loro ho tratto gli insegnamenti, gli ammaestramenti che mi hanno consentito di affrontare serenamente le mie responsabilità.
Ringrazio i Colleghi che mi hanno sempre compreso e sostenuto e, in particolare, i Capi di Stato Maggiore dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, il Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. Li ringrazio per la professionalità, l'equilibrio, la correttezza, la modernità di pensiero, la lealtà con cui mi hanno sostenuto nella difficile opera volta a conferire allo strumento militare italiano quelle capacità di proiettabilità, di integrazione interforze ed internazionale oggi essenziali per operare con successo nei moderni scenari d'impiego.
Le nostre Forze Armate hanno dimostrato di non essere seconde a nessuno, di potersi integrare efficacemente con quelle dei maggiori partners europei ed atlantici, sia per le straordinarie capacità degli uomini e delle donne che le compongono sia per la qualità dei materiali e dei mezzi in dotazione, sicuramente al passo con i tempi, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili.
Ciò detto, ben vengano i contributi di pensiero ed i suggerimenti per facilitare il nostro sforzo volto al miglioramento costante di materiali e mezzi purché formulati nei modi dovuti e nelle sedi competenti. Non potranno che produrre benefici per tutti.
Nessun beneficio, invece, potrà mai venire dalla contestazione fine a se stessa, dalla critica distruttiva e dalla polemica sterile.
In questo modo si mina la disciplina e la coesione dei reparti, si mette in pericolo la compattezza delle Forze Armate e, in ultima analisi, si incide negativamente sull'immagine, sulla credibilità e sulla sicurezza del nostro Paese.
Il mio saluto riconoscente va ai miei predecessori, artefici, nel tempo, della crescita della Istituzione Militare. E va alle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, custodi di un retaggio unico di tradizioni, di valore, di sacrificio, che con tanta passione hanno sostenuto e sostengono le Forze Armate facendo da tramite con la società civile.
Saluto i Consigli della Rappresentanza Militare e do loro atto del prezioso supporto fornito all'azione di tutti i Comandanti e mia personale.
Saluto i Corpi Ausiliari delle Forze Armate e le Infermiere Volontarie che tante esperienze hanno condiviso e condividono con i nostri reparti nello svolgimento della loro qualificatissima opera.
Il mio pensiero affettuoso va ai colleghi e, in particolare, a quelli con i quali ho condiviso la mia prima formazione militare, l'apprendimento di quei credo che mi hanno fatto percorrere con entusiasmo e convinzione questi splendidi 50 anni in uniforme.
Sono qui presenti numerosi, venuti da tutta Italia a testimonianza dell'affetto che ci lega, a testimonianza di una coesione spirituale che per noi tutti è una grande ricchezza.
Grazie amici della Scuola Militare "Nunziatella" e dell'Accademia Militare. Voi siete e resterete per me il patrimonio più prezioso.
Ed ora un ringraziamento particolare, molto privato, ma che credo sia giusto che io renda pubblico. È il ringraziamento alla mia famiglia, a mia moglie Lia, che è stata sempre al mio fianco, che mi ha dato serenità, che mi ha sostenuto soprattutto nei momenti difficili, che ha sempre compreso ed apprezzato il mio impegno per le Forze Armate, che ama profondamente l'Istituzione Militare, che ha stimolato in me quei sentimenti di umanità e giustizia che sono la vera forza di un Comandante.
A voi, uomini e donne con le stellette, al personale civile della Difesa esprimo un vivo e riconoscente apprezzamento per l'esemplare opera svolta con lealtà, dignità, professionalità, umanità, senso del dovere.
Alle vostre famiglie, che in condizioni spesso difficili sanno costituire supporto prezioso per il vostro quotidiano operare e che pagano talvolta il prezzo più alto della vostra nobile scelta, esprimo sentimenti di profonda gratitudine.
Ufficiali, Sottufficiali, Soldati, Marinai, Avieri e Carabinieri che avete il privilegio di servire in armi la nostra Patria, prima di lasciarvi voglio darvi la mia ultima direttiva con l'auspicio che resti scolpita in ognuno di voi ed in tutti coloro che oggi voi rappresentate.
È una direttiva di vita, un percorso da seguire per servire al meglio le Forze Armate, l'Italia, i suoi cittadini, la Comunità Internazionale, per potervi sentire orgogliosi e fieri di fronte alla vostra coscienza.
Mantenete, consolidate, vivificate, oltre ai tradizionali nobili valori della militarità, quei credo e quei principi che costituiscono spiccata peculiarità del nostro modo di essere. Credo e principi che sono punti fermi del nostro sistema formativo: il rigore istituzionale, l'assoluto rispetto di ruoli e funzioni, la piena consapevolezza delle proprie prerogative e delle proprie responsabilità. Viaggiate sempre con la schiena eretta e con il passo libero da condizionamenti.
Questa è la nostra forza ed è una risorsa preziosa ed apprezzata del nostro Paese.
Ve lo dico con tutto il peso dei miei 50 anni di esperienza militare, con la tensione morale che mi deriva dall'amore che sento per le stellette che indosso, dal profondo, convinto rispetto per le nostre Istituzioni.
Il passaggio della mia vita segnato dalla cerimonia di oggi non è un passaggio facile. Mi conforta la certezza che seguirete con convinzione questa mia direttiva, mi conforta la consapevolezza che sarete guidati da un uomo, da un Comandante di grande, assoluto valore, l'Ammiraglio Gianpaolo DI PAOLA.
A termine della cerimonia, il Gen Mosca Moschini, con il nuovo Capo di S.M. Difesa, ammiraglio Di Paola, accompagna il ministro Martino che lascia il palco.
Con lui ho condiviso obiettivi e percorsi da seguire per far crescere le nostre Forze Armate, con lui condivido principi e valori, a lui mi uniscono sentimenti di profonda stima, rispetto, amicizia.
A lui ed a voi tutti, a tutti gli uomini e le donne in uniforme che onorano la nostra Patria con il loro impegno nel territorio nazionale e in tanti Teatri nel mondo, il mio più affettuoso, sentito augurio di buona fortuna.

Viva le Forze Armate, viva l'Italia.

Roma, 9 marzo 2004

  La pagina personale di Rolando Mosca Moschini