Intervento del Gen. Gualtiero Stefanon
durante la messa di suffragio del 6 maggio 2008 a Roma
Sono Gualtiero Stefanon, compagno di Goffredo CANINO nel 7° Corso dell’Accademia.
Anche a nome del 7° Corso ringrazio vivamente il 14° Corso per la splendida iniziativa che ci
riunisce in questa Chiesa nel ricordo di Goffredo CANINO ed, in particolare, ringrazio il Generale Mosca MOSCHINI per avermi consentito di rivolgervi queste poche parole, un po’ improvvisate, a
ricordo di un comune amico.
I sentimenti da me nutriti verso Goffredo CANINO sono i più diversi: colleganza, amicizia,
cameratismo, stima profonda ed affetto sincero. Il tutto ancorato nelle radici del Corso, negli anni
giovanili di Allievi Ufficiali.
Nella vita le occasioni di incontro, di comune attività di servizio, di coincidenza di intenti e di
interessi sono state moltissime e non possono essere qui ricordate.
Di una, vorrei però farvi breve cenno: pochi giorni prima di celebrare il 50ennale del nostro Corso,
arrivando da Parigi Goffredo venne da me, mi mise davanti il testo del discorso che, in qualità di
Capo Corso “facente funzione” intendeva pronunciare in Accademia a Corsi riuniti, e mi disse:
“leggilo, dimmi che cosa ne pensi e se ti sembra che vada bene così”.
Lo lessi con attenzione e la conclusione fu che lo avrei abbracciato. Ancora oggi, di tanto in tanto,
lo rileggo.
In quelle parole aveva saputo mettere tutto l’animo suo: chi eravamo, in quegli anni lontani; quale
era il mondo da cui provenivamo, quello in cui vivevamo e quello che ci saremmo trovati ad
affrontare. E vi aveva inoltre esaltati i nostri desideri, le nostre speranze, i nostri sogni, nonché tutti
gli anni di servizio successivi in cui avevamo portato l’uniforme con orgoglio e con convinzione,
dando una vita intiera al servizio della Patria.
Questo disse agli Allievi schierati che rendevano onore alla nostra presenza, incitandoli ad imitarci
ed a seguire la nostra stessa via. E tutti ne compresero il significato.
Sul registro funerario esposto nella Chiesa dell’Aeroporto di Fiumicino, allorché la Sua salma vi
sostò nel viaggio di ritorno a casa, ho vergato un saluto, che ripeto qui, dinanzi a voi:
“Goffredo, caro amico, sei andato avanti ma sei qui tra noi, 7° Corso”.
Grazie, 14° Corso.