Frammento di una serie di “ricordi” durante la mia permanenza a Roma.
Allegato alla pagina personale di Salvatore Buetto
Dietro l’amichevole invito del n/s scelto di Accademia Lucio Leonardi, con cui mi sono rivisto l’estate scorsa a Colle Isarco, desidero ricordare il lungo e travagliato iter legislativo che nel 1990 (l. 231/90) “partorì” la benedetta omogeneizzazione stipendiale.
In premessa faccio presente di essere stato trasferito nella Capitale nel 1986 ed inserito nella forza organica del Comando Generale della Guardia di Finanza per la revisione e controllo delle gestioni amm/ve degli Enti e Reparti della G.d.F., dislocati nell’intero territorio nazionale, in aggiunta alle periodiche ispezioni amm/ve al seguito dei vari Generali Comandanti di Zona.
Il primo impatto non è stato certamente positivo in quanto, pur trovandomi a mio agio in un ambiente “prettamente amm/vo” quale è quello dei finanzieri, tuttavia si era sotto controllo continuo delle problematiche afferenti al loro funzionamento, dal personale amministrato al servizio aero-navale ed infrastrutturale del Corpo. Tutto veniva sottoposto alla firma del Comandante Generale, il n° 1 della gerarchia: non si poteva mai sbagliare!
Avendo avuto, grazie all’intervento del compianto Gen. Canino, la possibilità di fruire della foresteria Pio IX, quale ufficiale superiore in servizio presso gli Organi Centrali, condividevo, spesso, le ore serali con gli ufficiali in servizio allo S.M.E. e ai quali esponevo la diversità del trattamento economico “riservato” agli ufficiali delle Fiamme Gialle (Carabinieri e Polizia compreso) di gran lunga superiore a quello percepito dai pari grado del nostro Esercito, sintetizzando le discrepanze lungo due settori:
1° - indennità mensile pensionabile delle Forze di Polizia di importo pari a circa il doppio dell’indennità operativa;
2° - trattamento economico degli ufficiali con almeno 15 anni di servizio (anche se rivestenti il grado di Capitano) rapportato a quello di 1° Dirigente o Colonnello, sulla base di quanto previsto dalla legge 121/81.
Al mio continuo “dire” gli ufficiali in servizio allo S.M.E- mi guardavano stupiti, quasi increduli.
A questi ultimi facevo notare come in certi casi può essere alquanto “scomodo” essere nella stessa organizzazione e trovarsi col grado di Ten. Col. (come ero io) con trattamento economico inferiore a quello del capitano (magari alle tue dipendenze) che con 15 anni di servizio da ufficiale percepiva gli emolumenti riservati al colonnello.
A me era data la possibilità di fruire solamente della indennità mensile d’istituto delle Forze di Polizia al posto dell’indennità operativa-
Da quel momento (siamo nel 1987!) ho messo in moto le mie conoscenze “modeste” per porre all’attenzione dei più il “non giusto” dislivello economico di cui sopra interessando in continuazione:
- i membri del CO.CE.R. (capitanati all’epoca dal Col. Lancellotti Pasquale) che mensilmente affluivano a Roma ed alloggiavano presso la Pio IX;
- parecchi ufficiali di Legidife;
- quasi tutti gli ufficiali superiori del quadro permanente della Foresteria che, ben disposti a darmi una mano, venivano da me opportunamente “foraggiati” con copia di disposizioni di legge del comparto Forze di Polizia, in modo da interessare ufficiali generali di loro conoscenza per colmare la disparità stipendiale esistente in quel momento e che comportava la perdita di circa 700.000 Lire da noi “Esercito”.
Bisognava aspettare l’anno 1990 affinché con il varo della L.231/90 si posesse fine alla ingiusta discriminazione.
Ho lasciato Roma nel 1994 dopo circa due lustri. Quante sudate!!
L’ho voluto ricordare ai colleghi di corso perché, modestia a parte, nel mio piccolo ho contribuito a portare avanti la c.d. omogeneizzazione stipendiale sulla base della quale sono state calcolate le percentuali pensionistiche in atto.
  Un caro saluto, sincero come non mai
  Salvo Buetto
Como, ottobre 2013