Signori Ufficiali del 14° Corso, gentili Signore, Comandanti, Docenti e graditi ospiti, anche a nome di tutto il personale dell’Istituto, vi porgo il più caloroso ed affettuoso bentornati all’Accademia Militare.
Ai Radunisti, in particolare, dico “bentornati a casa”, nello stesso Palazzo che 50 anni fa vi ha accolti tra le sue mura austere, nello stesso Cortile d’Onore in cui, dinanzi alla Bandiera, avete prestato Giuramento di Fedeltà alla Patria.
E quando dico “bentornati a casa”, vi prego di credere, lo faccio con profonda convinzione, perché questa è la “Casa Madre” di noi tutti, appartenenti all’Esercito e all’Arma dei Carabinieri, che qui dobbiamo sentirci, a pieno titolo, non ospiti, ma “in famiglia”. Un particolare affettuoso, bentornato rivolgo con profondo rispetto, immutata gratitudine e rinnovata ammirazione ad un nostro comune, grande maestro, il Generale Goffredo CANINO, che ha voluto, a tutti i costi, essere con noi in questa significativa ricorrenza.
È per me un grande privilegio averla qui oggi, Signor Generale, dopo aver prestato servizio alle sue dipendenze durante il suo mandato di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, così come è un onore presiedere il 50ennale dell’ingresso in Accademia del 14° Corso.
Vi prego di credere che la vostra partecipazione, così numerosa, oltre a costituire l’esempio più bello ed ammirevole di coesione del 14° Corso e di attaccamento a questo Istituto e a tutto ciò che esso rappresenta, è il messaggio più incisivo per i nostri Allievi, che vale molto di più di qualsiasi lezione in aula.
Consentitemi, innanzitutto, di rivolgere un pensiero commosso a quanti non sono più tra noi, a tutti i Comandanti, i Colleghi, gli Insegnanti e i nostri cari che in questi 50 anni ci hanno lasciato. Li abbiamo ricordati durante la Santa Messa e ne onoreremo la memoria tra poco onorata con la deposizione di una corona d’alloro.
Il ritrovarsi tra queste mura, dopo mezzo secolo dedicato al servizio alla Patria, costituisce, ne sono certo, un momento di grande commozione e al tempo stesso di riflessione: la memoria torna indietro alla ricerca dei ricordi più cari del periodo trascorso in Accademia e, di colpo, ci si accorge di quanto velocemente sia passato il tempo. Un momento in cui ognuno, in silenzio, riflette sulla propria vita, sulla propria carriera, per tracciare un bilancio di questi cinquant’anni in uniforme.
Siete entrati in questo Palazzo nel 1957 -quando la professione militare non godeva certo dell’odierna considerazione, ma era piuttosto distante, quasi “incompresa” dalla società civile- e avete vissuto un periodo di grande trasformazione che ha fatto da ponte tra il doloroso epilogo della 2^ Guerra Mondiale e la dinamica espansione degli anni ’60.
È del 1957 la prima Fiat 500, che di quel periodo sarà il simbolo, ed il lancio dello Sputnik, primo satellite della storia, che darà inizio all’epopea dell’esplorazione del cosmo. Avete vissuto momenti importanti, delicati e difficili della nostra storia recente, fra i quali ricordo:
- la contrapposizione tra i Blocchi e la conseguente Guerra Fredda;
- la nascita della CEE (Comunità Economica Europea) e dell’EURATOM (Comunità Europea per l’Energia Atomica);
- il periodo del ’68 e del terrorismo di matrice politico-ideologica, che ha imperversato per molti anni nel nostro Paese ;
- in seguito, la caduta del Muro di Berlino ed il crescente impiego in operazioni fuori area, che modificherà in maniera radicale la dottrina d’impiego e l’organizzazione della Forza Armata.
Scegliendo nel 1957 di varcare il portone di questo Istituto, avete fatto una scelta precisa, divenendo nel corso degli anni, assieme ai vostri predecessori, per dirla con il Gen. CANINO, “i ragazzi della speranza e della ricostruzione”, gli artefici dell’Esercito della NATO, un Esercito in potenza e di deterrenza, addestrato e approntato per un possibile confronto bipolare che, per fortuna, non si è mai verificato.
Ma siete anche gli uomini che, successivamente, hanno “gettato le basi” per la costruzione e lo sviluppo dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri di oggi, due Istituzioni moderne, fatte di professionisti, aperte alle donne e che, sempre più impegnate in operazioni per il controllo delle crisi fuori dei confini nazionali, hanno meritato considerazione e rispetto.
Un contesto nuovo, dunque, con esigenze e problemi nuovi e complessi, che hanno richiesto un diverso approccio in termini di addestramento, di innovazione tecnologica e di impiego dello strumento, con conseguenti ricadute anche sull’attività di questo Istituto.
Leggo dal Numero Unico del 14°: “Cento volte son fioriti nel giardino i biancospini. Ma tu, Accademia Militare, non sei per niente invecchiata. Ogni anno centinaia di ragazzi ti lasciano un poco della loro giovinezza”. Ebbene, proprio queste continue iniezioni di giovinezza hanno consentito all’Accademia di rimanere al passo con i tempi, adeguando la formazione alle nuove esigenze, rinnovando profondamente i programmi di insegnamento con l’introduzione di nuovi Corsi di laurea e assumendo la funzione di Scuola di Applicazione per i Sottotenenti del Corpo di Sanità e del Corpo Ingegneri, una rappresentanza dei quali è schierata alla nostra sinistra.
Questa è l’Accademia di oggi. Un’Accademia, Signor Generale CANINO, nella quale ancora si insegna la REGOLA, a lei tanto cara, si deve guardare l’orologio, ma con moderazione, e ci si guadagna la “pagnotta”. Un’Accademia che ha dovuto e saputo rinnovarsi, e continuerà a farlo, ma sempre nella continuità dei valori e delle tradizioni che sono alla base del nostro mestiere e del nostro impegno di ogni giorno.
Questa è l’Accademia che oggi vi accoglie e che vi dice “Grazie, Anziani del 14° Corso”, per averci trasmesso lo spirito, l’entusiasmo, la convinzione, l’energia e la vitalità per una professione che chiede molto, in termini di impegno e di rinunce, ma che ripaga moltissimo, soprattutto sul piano umano.
Senza dubbio avete dato tanto, avete dovuto affrontare, voi tutti e le vostre famiglie, sacrifici, disagi, momenti difficili, ma ritengo che tutto questo sia stato ampiamente ripagato dai momenti esaltanti vissuti e dalle soddisfazioni ricevute. Se così non fosse, non penso che vi sareste ritrovati qui oggi, così numerosi, con le stesse emozioni e lo stesso entusiasmo del vostro primo giorno da Allievi.
Tra di voi vedo maestri che tanto hanno insegnato alla mia generazione, e posso assicurarvi che noi tutti ve ne siamo profondamente grati. Non faccio nomi perché rischierei di dimenticarne qualcuno.
Ognuno di voi ha la sua storia, fatta di impegno professionale, di responsabilità, di gratificazioni e, talvolta, di amarezze. Ognuno di voi ha cercato di realizzare, sicuramente al meglio delle proprie possibilità, quel modello morale, spirituale e culturale che ancora oggi viene riproposto ai nostri Allievi, sicuramente aggiornato nelle forme, ma, come ho detto, sostanzialmente immutato nei contenuti. Allievi che oggi potranno ascoltare i vostri consigli, le vostre esperienze, mentre voi potrete verificare se quel modello, cui vi siete ispirati per 50 anni, ha retto alla prova della vita e costituisce ancora un punto di riferimento sicuro.
Ufficiali frequentatori, Allievi del 188° “Fedeltà” e del 189° “Orgoglio”, questi sono gli uomini che avete di fronte, i nostri Anziani del 14° Corso. Più tardi avrete la possibilità di parlargli. Fatelo con la spontaneità e la disinvoltura dei vostri vent’anni, ma anche con grande rispetto e con la profonda considerazione che è dovuta a uomini che in 50 anni, onorati di servire le Istituzioni, hanno per lo più donato, anteponendo i doveri ai diritti e affrontando sacrifici morali e materiali con dignità, fedeltà ed orgoglio. (che, forse per un caso, sono i nomi dei due Corsi qui schierati).
Al termine di questa giornata, se avrete saputo leggere nei loro occhi e ascoltare le loro storie, scoprirete che essi sono rimasti nello spirito i ragazzi di 50 anni fa e che, nonostante le prove della vita, conservano intatti la fede e l’entusiasmo del loro primo giorno: qualcuno ha scritto che la gioventù non è una stagione della vita, ma uno stato dell’anima, indipendente dal trascorrere inesorabile del tempo.
E a tal proposito, come ho fatto lo scorso anno con il 13° Corso, mi piace citare alcuni passi di un’allocuzione del Generale Douglas Mac Arthur, rivolta nel 1945 ai cadetti di West Point. Diceva Mac Arthur:
“Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni, si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale. Gli anni aggrinziscono la pelle, la rinuncia del nostro ideale aggrinzisce l’anima”.
Ebbene, in questo Cortile d’Onore, io vedo oggi solo giovani. Da una parte voi Allievi, senza rughe sulla pelle, nel pieno vigore dei Vostri vent’anni, e con un ideale da coltivare e sviluppare. Dall’altra, i nostri colleghi del 14° Corso, forse con qualche ruga sulla pelle, ma senza grinze nell’anima, perché non hanno mai abbandonato il loro ideale, non hanno mai rinunciato ai loro sogni.
Sempre sul loro Numero Unico, ancora 50 anni fà, essi hanno scritto : “L’atmosfera di Tempio, che soltanto in questo storico palazzo si respira, si trasfonde di Corso in Corso negli animi degli Allievi, preparandoli moralmente all’esercizio del comando che non è soltanto un privilegio dei forti e dei migliori, ma richiede anche elevazione spirituale, esatta coscienza dei propri doveri, acquisizione di un senso di calda umanità, superamento di ogni interesse egoistico, continuo atto di fede verso la Patria.”
Quel continuo atto di fede che ognuno dovrebbe rinnovare di tanto in tanto, unito ad un bagno di umiltà, per non abbandonare il proprio ideale e non rinunciare ai propri sogni.
E concludo con un auspicio e un augurio.
L’auspicio è rivolto a tutti noi appartenenti ai Corsi successivi al 14°, affinché possiamo giungere al nostro Cinquantennale senza grinze nell’anima e con lo stesso spirito e lo stesso entusiasmo dei Radunisti di oggi .
L’augurio, invece, è per voi, Signori Radunisti del 14° Corso, e per le vostre famiglie, che in questi anni sono sempre state al vostro fianco, condividendo gioie e soddisfazioni, e talvolta anche amarezze e disagi. Ed è un augurio sincero, da parte di tutti noi, per un avvenire sereno e sempre in buona salute, che è senza dubbio il bene più prezioso.
Viva il 14° Corso,
viva l’Accademia Militare!