Carissimi allievi del 14° corso, come promesso, eccomi qui tra voi a partecipare a questo banchetto della memoria, a questo festival dei ricordi.
Fino all'ultimo ho temuto di non poter essere presente per ragioni che tutti conoscete e quindi ancora maggiore è per me la gioia di essere qui tra voi e con voi.
La sorte ha voluto che io percorressi sino al vertice la nostra carriera militare ed io ho sinceramente amato l'Esercito e ho voluto bene a tutti i suoi numerosi componenti che ho conosciuto ma per voi, carissimi amici, la cosa è stata diversa perché io ho intessuto sin dall'inizio con voi, in questo luogo, un particolare rapporto di stima reciproca, di amicizia e di affetto che si è protratto per tutto il tempo della mia avventura militare ed anche dopo la fine della stessa.
Nei miei confronti avete assolto all'inizio una funzione pari a quella di una cartina dì tornasole; vi spiego perché: quando sono stato assegnato come istruttore all'Accademia Militare ho cercato, in maniera anche decisa, di non accettare l'incarico e ciò perché mi consideravo inadeguato al compito che mi era stato affidato.
Quando io ero allievo tra queste mura, pur essendo classificato nella fascia alta del mio corso, spiccavo soprattutto per, certamente non egregi, rendimenti disciplinari.
In due anni di Accademia Militare, per me le cifre d'onore sono restate un risultato del tutto onirico; più di 300 gg. di consegna e 36 gg. di camera di punizione a “quota pipistrelli”, mi hanno interdetto anche la nomina a semplice istruttore. In definitiva non pensavo di poter essere utile all'Istituzione quale formatore di futuri Ufficiali.
Eppure mi sono sbagliato, perché con voi, senza nulla concedere a eventuali lassismi disciplinari, sono riuscito ad avere un rapporto magnifico, un rapporto fra pari perché, da sempre, vi ho considerati dei futuri colleghi da stimare, guidare e, talvolta, sostenere nei momenti di flessione morale. Ecco la cartina di tornasole.
Voi mi avete fatto sentire un valido istruttore perché attorno a me ho sempre sentito aleggiare la vostra stima e considerazione che col tempo, per molti di voi, si é trasformata in vera amicizia.
Ciascuno di noi ha percorso il cammino con maggiore o minore fortuna, ma mai é venuto meno ai valori fondamentali che in questo Istituto ci sono stati trasmessi e che hanno connotato il nostro modo di essere Ufficiali.
Abbiamo cercato di esercitare l'autorità di cui siamo stati investiti con decisione, ma senza mai cadere nell'autoritarismo.
Abbiamo supplito alle carenze della nostra organizzazione con l'impegno costante e con non pochi sacrifici personali, di tempo e familiari, senza stare con l'orologio alla mano a controllare le ore di servizio o andare a caccia di eventuali ore di straordinari.
In altre parole sia io che tutti voi abbiamo cercato di guadagnarci onestamente la “pagnotta”, e di questo possiamo andare fieri.
L'Esercito ha cambiato pelle e vengono seguite altre regole: mi auguro, auguriamocelo tutti, che siano quelle giuste per realizzare un prodotto valido, veramente utile al paese.
Il vostro corso, globalmente parlando, ha espresso un elevato numero di uomini di punta ai quali esprimo, anche adesso, le mie felicitazioni più vive e non solo a loro ma anche a tutti quelli, che pur meritandolo, non hanno avuto uguale fortuna.
Amo ricordare in questa sede:
l. il Gen. C.A. Bruno ZOLDAN, capo corso del vostro corso e poi Sottocapo Stato Maggiore Esercito, quale mio diretto collaboratore e successivamente, Direttore Generale per il Personale Militare, nonché Presidente del Consiglio Superiore delle Forze Armate;
2. il Generale Rolando MOSCA MOSCHINI, già Comandante della Guardia di Finanza, già Capo di Stato Maggiore della Difesa, già "Chairman” del Comitato Militare dell’Unione Europea e attualmente Consigliere del Presidente della Repubblica per gli Affari Militari e del Consiglio Supremo di Difesa;
3. il Gen. di Corpo d'Armata Giuseppe ARDITO, già Direttore Generale di Artiglieria e Mezzi Terrestri, già Comandante delle FTASE e delle Forze Operative Terrestri, oggi purtroppo assente perché sofferente nel fisico e nello spirito;
4. il Gen. di Corpo d'Armata Salvatore SABATINO, il bel "Toto”, inevitabile “perno di testa" di ogni picchetto d'onore in questa sede e già Comandante della Regione Militare Nord Est;
5. il Gen. di Corpo d'Armata Giuseppe OROFINO, già Comandante del COI e poi ViceSegretario Generale del CESIS;
6. il Gen. di Corpo d'Armata Aldo VARDA, già Comandante della Regione Militare Centrale in Firenze,
7. il Gen. di Corpo d'Armata dei Carabinieri Giorgio CANCELLIERI, già vice Comandante Generale dell'Arma e oggi Consigliere della Corte dei Conti;
8. il Generale dei Carabinieri Bruno STEGAGNINI, Parlamentare della Repubblica per quattro legislature ;
9. il Gen. dì Corpo d'Armata dei Carabinieri Carlo ALFIERO, già Direttore della D.I.A., Prefetto della Repubblica, nonché Commissario Straordinario per una delle tante drammatiche emergenze nazionali;
10. il Gen. di Corpo d'Armata dei Carabinieri Arturo TORNAR, già Commissario straordinario del Governo per l’emergenza “mucca Pazza “ ;
11. il Gen. di Corpo d'Armata dei Carabinieri Emo TASSI, già vice Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri;
12. il Tenente Generale Giuseppe LABUA, anche egli assurto al massimo grado del suo Corpo di appartenenza, il Commissariato;
E "dulcis in fundo" un pensiero particolare a Peppino PALUMBI, già Capo corso dì Commissariato qui a Modena che, successivamente, transitato nel settore civile, ha assolto le funzioni di Consigliere Giuridico del Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, nonché di Presidente della Corte dei Conti per l'Abruzzo e attualmente Presidente della Corte dei Conti della Sardegna.
Insieme a tutti questi uomini che hanno fatto onore al vostro corso io vorrei ricordare anche tutti coloro che, pur meritandolo, si sono fermati prima nel loro cammino professionale.
Amo citare, uno per tutti, in questo momento, il Generale di Divisione dei Carabinieri Giuseppe GALATA' Capo corso dei Carabinieri in Accademia e Carabiniere doc che tanto bene ha operato in zone difficilissime del territorio nazionale per l'invasiva e soffocante presenza del crimine organizzato.
Un saluto particolare voglio altresì dare al Generale dei granatieri Nicola CANARILE che, assieme a qualche altro amico (per esempio Mario SABATINO), con la sua infaticabile opera di prezioso collante delle singole individualità di tutti voi è stato il curatore dello spirito del 14° corso riuscendo ad inglobare anche me che sono del settimo.
Amo anche menzionare, fra i tanti, due persone che sempre hanno alimentato il ricordo del Corso di appartenenza.
Il Comandante Enzo ROSSITTO, Capo Corso di Fanteria in Accademia e pioniere, assieme al compianto Nino GUZZARDI, dei colleghi dell’Aviazione dell’Esercito transitati all’ALITALIA, che è stato pilota di jumbo e oggi Senior Instructor dei giovani piloti.
Giorgio VERBI, transitato nel campo della Pubblica Informazione, portando con se’ i valori qui appresi e sempre alimentati.
Un sincero e doveroso saluto va alle nostre care, pazienti, partecipi, ed affettuose compagne della nostra vita che hanno diviso con noi ogni gioia e ogni dolore.
Intendo però coronare questo mio indirizzo di saluto con un commosso ricordo per i 55 ex Allievi del 14° Corso che non sono più con noi, fra i quali qualcuno apparteneva al Plotone da me comandato. Anche quando la coltre dell’oblio li nasconderà alla memoria di molti, essi resteranno nei nostri cuori fin quando noi stessi avremo vita.
Concludo con lo stesso augurio che ho rivolto ai miei compagni di corso in occasione del mio cinquantennale. Io vi auguro, anzi ce lo auguriamo reciprocamente, salute e fortuna affinché tutti noi possiamo vivere il più a lungo possibile le nostre vite decorose che sono state anche il frutto di quanto entro queste austere mura ci è stato insegnato.
Ai giovani allievi ed allieve del 188° e 189° Corso, che fanno corona a questa nostra riunione, desidero ricordare solo poche cose:
- voi che iniziate ora la vostra avventura militare, sarete i Quadri portanti dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri di domani, che con enorme fatica e tra mille difficoltà si stanno riconfigurando su professionisti;
- a queste due Istituzioni, e alle altre Forze Armate, la collettività nazionale ha deciso di delegare la sua sicurezza ed a voi si chiede di specializzarvi nell’offrire questo servizio assumendo “volontariamente” l’onere di acquisire una pesante professionalità e di essere pronti a combattere e se nel caso anche morire per garantire la difesa degli interessi di tutti;
- il rischio è quello di confondere, da parte della gente, il professionista con il mercenario. Quest’ultimo è colui il quale non opera spinto da una motivazione finalizzata al bene comune ma in ragione di un interesse eminentemente personale, estraneo, quindi, alla società ed ai Valori militari;
- la figura a cui voi dovete rivolgervi e prima di ogni altra cosa immedesimarvi in essa, è invece quella del cittadino responsabile che svolge una professione difficile, dura, da considerarsi altamente nobile, che opera per la collettività di cui è parte integrante e che è disposto a farsi carico della difesa di tutti accettandone i rischi connessi sino all'estrema conseguenza;
- ma la società saprà apprezzarvi solo se saprete rispondere alle sue aspettative: vi si chiederà assoluta lealtà istituzionale, piena e convinta sottomissione alla regola, una professionalità di altissimo livello sia tecnico-scientifica sia umanistica, costantemente tenuta a giorno nell'arco di tutta la vostra carriera; vi si chiederà di avere qualità di "managers" ma soprattutto dì essere dei validi Comandanti, concetto questo che tutto include e tutto sublima;
- vi si chiederà sempre di più nel futuro, spesso senza limitazioni temporali, di essere impiegati ovunque nell'ambito non solo nazionale ed europeo, ma anche mondiale, con tutte le conseguenze che una tale esistenza potrà avere sulle vostre famiglie che dovranno anch'esse avere molta forza morale per condividere la vostra scelta e sostenervi nei momenti difficili;
- la”atemporalità" della vostra disponibilità personale e l’ “aspazialità” del vostro impegno vi renderà parte di un'aristocrazia "morale" che senza nulla togliere agli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione vi rende, rispetto ad essi, diversi, "atipici";
- ma, attenzione, se un militare fa gli orari di un impiegato diventa un Impiegato, ma un impiegato non deve addestrare se stesso ed altri di giorno e di notte per prepararsi ad intervenire con immediatezza in Kossovo, Irak, Afghanistan o dovunque sia necessario;
- voi giovani Allievi ed Allieve dovete continuare ad avere fede nel vostro ideale di vita, comunque vadano le cose, operando con il massimo impegno nella vostra individualità senza cercare alibi, anche eventualmente nella non perfetta organizzazione della Istituzione, e la vita vi arriderà;
- consentitemi ancora un'ultima esortazione: non dimenticate di salvaguardare ed esaltare sempre le nostre tradizioni, i nostri simboli del passato, i nostri cimeli, le nostre bandiere, le nostre consuetudini. Prima di tutto le tradizioni del nostro Esercito nella sua interezza come più antica delle Forze Armate e poi quelle delle Armi e Specialità, nonché dei Carabinieri. E non abbiate timore dei sorrisetti di sufficienza, delle ironie o di essere bollati come patetici e vuoti retori. Le tradizioni vanno valorizzate perché esse rappresentano la nostra identità ed affermano l'atipicità della professione militare, garantendogli il proprio patrimonio etico e culturale. Esse rappresentano, se non un moltiplicatore, certamente un forte fattore incrementale dell'efficacia nell'assolvimento del compito che in ultima istanza, non dimentichiamolo mai, rimane per i militari il combattimento. In esso, diciamolo pure, non si accetta di vincere la naturale paura della morte per una scarsa mercede ma lo si è fatto spesso nel passato per spirito di corpo, per la bandiera, per solidarietà verso i propri compagni, per l'onore. Anche a voi, cari Allievi ed Allieve, come ho fatto con i miei allievi di un tempo, quelli del 14° Corso, auguro salute e fortuna e tramite voi, che ne siete il seme, anche a tutto l'Esercito e all’Arma dei Carabinieri.