La pagina personale di
Antonio Zanette



Sono nato a Conegliano il 9 novembre 1931, primogenito di cinque figli di un piccolo proprietario coltivatore, abitavo in una casa dispersa tra i campi della frazione che, guarda caso, si chiama appunto Campolongo. A quei tempi non c’erano le macchine agricole e tranne l’aratura, che si faceva con le boarie, tutto il resto si lavorava a mano, iniziai quindi ad aiutare mio padre nei campi gia a 6 anni.
Dopo il diploma, preso all’Istituto Tecnico Agrario di Conegliano, mi ritrovai insieme ai miei compagni di scuola a dover risolvere il problema del servizio di leva obbligatorio.
Fu così che, per rendermi anche indipendente, decisi di arruolarmi nell’Arma dei Carabinieri. Ben presto, però mi accorsi che il futuro era piuttosto grigio e quindi diventai uno di quei nove della 4° compagnia del 14° corso (foto 1). All’Accademia rimasi un po’ sorpreso perché non avevo ancora visto un’organizzazione di tale livello, ma riuscii ad ambientarmi presto.
Presi subito confidenza con i cavalli (foto 2), al punto che se nel maneggio ce n’era uno che si rifiutava di saltare gli ostacoli, l’istruttore lo faceva montare a me e tutto andava liscio, salvo poi venire disarcionato proprio al Mak P 100 davanti a qualche migliaio di persone.
Un angolino tranquillo era anche quello della topografia, infatti avendo già adoperato il teodolite e ricordando bene la trigonometria ero l’unico che colloquiava con l’insegnante.

Ricordo anche che, i compagni di Corso, quando rientravo dalle licenze e raccontavo le gite fatte col Galletto (Guzzi), bonariamente mi prendevano in giro.
A loro ora chiedo: “Ma voi l’avete mai avuto un Galletto come quello della foto? (foto 3)
Infine mi vengono in mente quelli che non ci sono più e davanti a tutti c’è sempre Mario Malausa, che tanto aveva desiderato passare all’Arma dei Carabinieri…
Terminata la scuola mi destinarono a Cuorgnè (TO), da lì spesso fui inviato a sostituire i Capitani di Ivrea, Susa, Pinerolo e Vercelli.
In quel periodo arrestai un rapinatore straniero rifugiato ad una quota ragguardevole sulle montagne innevate che sovrastano Bardonecchia.
Si trattò di un’operazione rischiosa al limite delle prestazioni fisiche (foto 4 e foto 5) e fu così che ebbi un encomio solenne (foto 6) dal Comando Generale dell’Arma (foto 7).
Accettai quindi un’interpellanza per Bolzano come comandante della Sezione Operativa della Compagnia e vi rimasi per tre anni.

Furono anni pericolosi e al carissimo amico Capitano Francesco Gentile, che perse la vita a Cima Vallona, fu concessa la medaglia d’oro.
Poi andai a Villafranca di Verona dove trascorsi il periodo più tranquillo della mia vita.
Seguì la promozione a capitano e quindi il trasferimento a Este dove trascorsi i miei ultimi due anni nell’Arma dei Carabinieri.

Vi sono altre cose importanti nella mia vita: il mio matrimonio (foto 8), i miei figli ed i miei nipoti (foto 9 e foto 10).