Breve testimonianza al Funerale del Generale Gianfranco
Zambon
da parte del Gen. del genio Pesaresi
Caro
Gian Franco,
siamo qui riuniti, colleghi, amici, collaboratori, tuoi dipendenti, per darti
il nostro saluto di commiato.
Te ne sei andato. In punta di pedi. Come del resto sei sempre vissuto. In punta
di piedi. Quasi nel nascondimento. Infatti non hai mai amato il frastuono. Come
il tuo carattere: sempre improntato a quel senso di bonomia, con una punta di
velata ironia, che ti ha sempre contraddistinto.
Con te se ne va un altro Ufficiale del Genio che l’Esercito ha distaccato qui
alla Spezia per i bisogni della Marina fin dal 1857. Per progettare e dirigere
i lavori dell’Arsenale prima al Varignano e poi qui nella piana che va dalla
città a Marola. Ad iniziare da Domenico Chiodo fino a noi. Che abbiamo avuto il
compito di completare la ricostruzione dalle immani devastazioni dell’ultimo
conflitto. Che abbiamo avuto il compito di mantenere e migliorare le opere
costruite e ricostruite dai nostri predecessori. Ed anche di costruire delle
opere nuove. Come hai fatto tu, con noi, in piazza d’armi, realizzando in pochi
anni 354 alloggi per le famiglie degli Ufficiali e dei Sottufficiali di Marina.
Rinnovando un intero piano dell’Ammiragliato. Potenziando la capacità ricettiva
della caserma Duca degli Abruzzi da 1600 a 2700 uomini. Apportando
miglioramenti al Palazzo del Comando in Capo, dell’Ospedale Militare Marittimo
e così via. Ti ringraziamo per quello che hai fatto: noi come tuoi
collaboratori. Le Istituzioni per l’apporto che hai dato nei tuoi lunghi anni
dedicati al Servizio Lavori del Genio Militare. Ti ringrazio io, in modo
particolare, come Capo della Sezione Staccata del G.M. di Genova e come
Direttore della Marigenimil qui alla Spezia.
Mi hai seguito negli anni ’70 a Genova, negli anni ’80 qui alla Spezia. Ora
però mi hai .. scavalcato, mi sei passato davanti. Sono certo che per la tua
bontà d’animo, per i meriti accumulati per le sofferenze che hai sopportato
nell’animo negli anni passati e per le sofferenze che hai sopportato nel tuo
corpo in questi ultimi mesi, con il conforto dall’acqua lustrale con cui il
Sacerdote sta per benedirti, stai salendo alla casa del Padre. Da lì, riguarda
il dolore della tua gentile consorte e dei tuoi figli. Da lì riguarda anche
noi, nelle nostre vicende quotidiane.
Da parte nostra, il rimpianto, il ricordo di una persona buona e generosa.
Ciao, caro Gian Franco!
La Spezia, 03 feb 2011
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