Poesia di Francesco Caporale (Ciccio il Bruzio)
Ombre!
Or vaghe, quasi indistinte
affollano la mente
Ombre...
incombenti e strane
chiuse tra mura e dalla voce dura
Ombre
ormai lontane
nella memoria ritornano sovrane
Da mane a sera
ovunque lo sguardo era vago
quell'ombre ovunque aleggiavano
Quell'ombre
in quell'unico rito sulle labbra scolpito
allievo!... stia punito
Ma io...
gli sforzi eran vani
con baffi o con stellette tutti eran su te sovrani
Stretto
l'abito tutto fasciante
col rigido collare
e per finimento
sul capo un orribile ornamento
se eri fermo sembravi un monumento
Ombre che t'alitavan sulla nuca
nel grande refettorio
che più che mensa a me sembrava un direttorio
Quel refettorio
da tanti rumori quasi sempre offeso
ma era solenne, a volte, dal silenzio reso
Ha! voi "oh lassi"
e ti piovevano addosso
quintali di sinossi.
Ed ecco un'ombra
al centro ghignante di un recinto
felice, sempre, quando da un brocco eri vinto
E sulla pula,
"olezzante" dopo amabil volo
cadevi, accompagnato o solo
In poco tempo
capivi che la sofferenza
più che dominante era l'unica essenza
Fisica, mentale...
no! non v'era alcuna differenza,
era angosciante anche l'integrale
Ed anche il percorso
sulla nuda e tormentata terra
che si nomava di guerra
E tutte l'altre vie
tortuose aspre ed erte
per avere le stellette
Foprte, amavi anche l'avversa sorte
perché, dicean, che solo la gloria vale
naturalmente dopo una "sora morte corporale"
E intanto
oggi per lenir i dolori
sparsi per ogni rango... v'è d'Abano il fango
Già, perché,
oggi, i tuoi panni
pesano sessant'anni.
francocapo1938@gmail.com