La pagina personale di
Michele Fredella




Di "vocazione guerriera" c'è scarsa traccia nella mia biografia fotografica infantile con l'eccezione di questa dartagnanesca tenzone con l'immaginario nemico che ogni bambino della nostra epoca si figurava.
In effetti, nonostante il mio primo vagito sia stato lanciato in una caserma dell'Arma e nel segno bellicoso del Leone (agosto '39: pochi giorni prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale), per molti anni le speranze di casa in una continuità del "mestiere delle armi" (preferibilmente nei Torcioni…) furono riposte nel primogenito, che per indole, convinzione ed entusiasmo sembrava promettere bene.
Ma, ahimé, il mio povero fratello maggiore (che purtroppo due anni fa mi è mancato), oltre che in queste virtù era soverchiante anche in peso corporeo, tant'è che all'esame ginnico per l'ammissione alla "Nunziatella " rimase letteralmente al palo (nel senso che non riuscì a scalare sino in cima la pertica, né miglior prova diede alla fune….)!

E fu così che io, all'epoca anemico, mingherlino e deboluccio ("un residuato bellico" mi si definiva scherzosamente in casa: devo poi alla vita militare il superamento delle carenze fisiche della prima età) ma sufficientemente agile, mi ritrovai, anche ma non solo per le sollecitazioni del fratellone "trombato", a incamminarmi sul suo mancato percorso.
Del periodo alla Nunziatella conservo il più grato ricordo: furono anni duri ma anche estremamente formativi (grazie anche ai pesanti "scherzi" degli anziani, ad ottimi professori e ad alcuni brillanti ufficiali, del cui stampo ho trovato tracce sempre più flebili a misura che proseguivo nella carriera), ma sempre intramezzati da momenti di grande allegria e spensieratezza (gli amici del 14° mi perdoneranno se del biennio in Accademia non ho esattamente il medesimo ricordo…).
Voglio registrare quei momenti con due "reperti" fotografici che mi sono particolarmente cari.
La Foto 1 mi ritrae davanti al Palazzo Reale di Napoli, nel giorno della nostra prima libera uscita in "diagonale" e "castorino" (dicembre '54), fra due compagni segnati poi da destini completamente opposti: il nostro grande "capo" Mosca Moschini (a quel tempo ancora della mia stessa statura…) e l'indimenticato Nino Guzzardi.
La Foto 2 è datata maggio '57, poco tempo prima degli esami di maturità e mi ritrae, scafato e in disordine nell'uniforme come il faut per ogni anziano che si rispetti, davanti al mitico 3° Classico B.
Credo, spero, che i colleghi di Accademia mi riconoscano in quest'aria allegra e sorridente anche negli anni di Modena, nonostante la nebbia, gli esercizi "con la trave", il tenente Tamburello (di cui, nel primo anno, fui vittima sacrificale ma che alcuni anni dopo, quale comandante del 14° Artiglieria, dovette subire dal suo benevolo e poco vendicativo - ma solo per carità di patria… - ex allievo, all'epoca in servizio al Comando Truppe Trieste, un notturno, disastroso Drowsy Dog), e non ultimi gli integrali, che mi fecero conoscere la prima bocciatura della mia vita scolastica.
Anche di questo periodo, così foriero di durature amicizie, ancora una immagine (Foto 3) con quello scavezzacollo, guascone ma per me generosissimo e affettuosissimo amico che fu Nino e un'altra (Foto 4) con il mio vicino di letto Giorgio Frojo, presto uscito dai ranghi ma che mi ha fatto immenso piacere sapere ancora affettivamente legato a quel nostro mondo di allora ed a quanto, in quegli anni, ci cambiò la vita!
Del momento "torinese", della "riacquistata" libertà e di quella nostra prima, fragile autonomia esistenziale ho trovato due immagini d'epoca (Foto 5 e Foto 6) che mi ricordano amici carissimi con cui non ci si è mai persi di vista: Giorgio Cancellieri, Enzo Rossitto ("cubetto") e Mimmo Marchese.
Il resto è routine, credo comune alla maggioranza di noi: spedito, come i tre quarti del Corso, alla Frontiera Orientale, mancato - per una brutta malattia che mi tenne per un lungo periodo lontano dal servizio - il passaggio nell'Arma (con grande delusione paterna ma molto meno mia…), vi rimasi per quasi un decennio (reggimenti Torino e Nembo).

Finché, stanco di quella specie di fortezza Bastiani e per miei particolari fatti privati, non mi venne la nostalgia dei mari caldi e, ripresi alla mano i libri, non mi ritrovai a Civitavecchia.
Ove, per mia fortuna, non esisteva l'incubo di integrali e derivate e che, indipendentemente dagli sviluppi successivi in vita e carriera, mi diede l'opportunità di nuove e più gratificanti esperienze.
Voglio qui registrarne due che più di altre mi hanno segnato: l'anno e mezzo trascorso nella seconda metà degli anni 70 in Brasile (che ho avuto modo di visitare in lungo e in largo: la Foto 7 mi ritrae con la mascotte di un reggimento "da selva" a Manaus) per la frequenza del loro Corso Sup. di SM, ed il più recente periodo di Lisbona, quale Addetto Militare.
Sulla mia vita privata me la cavo con poche righe: in tema matrimoniale, come per Analisi Matematica…, sono un "ripetente": dopo una prima bocciatura (!), da vent'anni sono serenamente, anzi felicemente, sposato con Paola, con me ripresa nella foto a lato scattata a Reims, nello scorso aprile, da un Luciano Bacchini che, con la sua cara Luciana, annoveriamo nella ristretta cerchia degli "amicissimi".