La pagina personale di
Renato Ferretti



Carissimi Amici del 14° Corso,
sono uno degli ultimi a consegnare al buon Lucio la pagina personale (Magari tu fossi stato l'ultimo!!! - Nota del webmaster), ma spero in tempo per augurare a tutti Voi e alle Vostre Famiglie un Buon Natale e un Felice Anno 2004.

Sono nato il 19 maggio 1936, a Montemaggiore (frazione del Comune di Montelibretti), allora sede del Centro Rifornimenti Quadrupedi del Lazio, dove mio padre, sottufficiale di cavalleria, prestava servizio. Era il tempo in cui le Unità di Cavalleria utilizzavano ancora il cavallo per combattere!
In questa splendida località, alle porte di Roma, tuttora sede di unità dell'Esercito, ho vissuto la mia infanzia, ricordo bellissima sino al 1943, quando le vicende della 2^ Guerra Mondiale investirono anche la nostra Penisola, con tutto quello che ne conseguì. Il rombo degli aerei che quotidianamente bombardavano la S.S.n.4 Salaria e la ferrovia Roma-Firenze-Bologna ancora mi risuona nelle orecchie (Foto 1 e Foto 2).

Nel 1945 la mia famiglia si trasferì in Sabina, prima a Montopoli e poi a Poggio Mirteto in provincia di Rieti. In quest'ultima località ho atteso ai miei studi primari e secondari sino al conseguimento della maturità classica nel 1956 (Foto 3 - Foto 4).
Ho sempre avuto l'intenzione di intraprendere la professione militare, così nel febbraio del 1957 ho iniziato a frequentare il 19° corso A.U.C., presso la Scuola di Ascoli Piceno e poi quella di Foligno, specialità Artiglieria da Montagna, in attesa di superare il concorso per entrare in Accademia (Foto 5 - Foto 6 - Foto 7).
Ed in effetti, qualche mio collega ricorderà che il giorno in cui varcai il portone del Palazzo Ducale di Modena, vestivo l'uniforme di Allievo Ufficiale di Complemento con tanto di penna nera(Foto 8).

Ricordo con un velo di nostalgia quei due anni di Accademia; furono due anni senz'altro duri anzi durissimi, ma lì ho imparato ad apprezzare il sacrificio soprattutto se questo si concludeva con un risultato positivo ma anche a non rassegnarmi se il successo non veniva, lì ho imparato a conoscere la vera amicizia, quella di tutti voi e a condividere con tutti voi i momenti belli o brutti della nostra vita, giorno dopo giorno.
Non potrò mai dimenticare quei giorni a Sassuolo, quando il Ten. Canino ci portava sul greto del Fiume Secchia per insegnarci il passo del gattino o del leopardo; e l'incontro con i nostri anziani del 13° corso, dopo il rientro in Accademia. E poi il taglio dei capelli, le corse interminabili per i corridoi e gli scaloni per raggiungere in tempo le aule didattiche, o la palestra, o la piscina, o il maneggio.

E ancora il contrappello, la preparazione del letto e del cubo, le lenzuola umide, il suono struggente del silenzio, l'arrivo dello scelto di servizio che non aveva remore a farti rialzare perché il cubo, magari quello dei calzini sistemati sugli stivaletti al cromo nero, non era perfettamente squadrato. Ahimè, quante volte noi della 4^ compagnia abbiamo conosciuto l'inflessibilità dello scelto Cortese o del capo scelto Di Gennaro!
Mai dimenticherò quella sera fredda - era il mese di gennaio o febbraio del 1958 - quando l'anziano Iasenzaniro Pardo mi fermò davanti alla porta d'ingresso del bar degli anziani e con una smorfia che non posso scordare cominciò a tagliarmi tutti i bottoni dell'uniforme. Non finiva mai! Giubbino, pantaloni, camicia, m….de tattiche, perché quelle dovevamo indossare. E la cosa, per me, proseguì nei bagni, dopo il silenzio, perché sarebbe stato impensabile, l'indomani mattina, che un allievo avesse l'uniforme con un solo bottone mancante
Non a caso eravamo stati dotati della famosa borsetta completa di aghi forbici filo e bottoni! Da allora non l'ho più abbandonata.

Mai dimenticherò gli esercizi mattutini con la "trava" del Maresciallo Fruncillo nel cortile d'onore, per la preparazione del Mak P 1008 (Foto 9); e le riprese in maneggio con gli istruttori che ce ne dicevano di tutti i colori; ah, quanti improperi ha ricevuto il povero allievo Radicchi per i suoi gambali troppo larghi per le sue gambe; e i campi d'arma che iniziavano sempre con la distribuzione della paglia per il pagliericcio, perché allora questo si usava per dormire in tenda; e le marce interminabili con il Garand, le invocazioni a Giove pluvio perche facesse piovere; le corse campestri, con il Cap. Pepone che stracciava il fazzoletto cremisi  per regalarne  un lembo  agli allievi della sua sezione (al 2° anno il nostro Corso era diviso in sezioni, io appartenevo alla 5^); e le esercitazioni di squadra in attacco (quelle di plotone in attacco non le abbiamo mai fatte) con il cap. Pepone che rincorreva i suoi allievi "combattenti" con un bastone di circostanza (Foto 10 - Foto 11 - Foto 12).
Quanti ricordi! Potrei continuare non so per quanto. Eppure rifarei tutto da capo!

Nel 1959 lasciai l'Accademia con destinazione Torino, Scuola di Applicazione di Artiglieria.
Credevo di aver raggiunto la libertà, e invece era soltanto libertà vigilata.
I comandanti di sezione erano presenti ovunque, sempre pronti a "farti secco", magari perché non indossavi uno dei due guanti. Anche quelli di Torino furono due anni duri: tanto studio, tanti interrogatori e, per me, anche tanta attività fisica, perché due o tre volte a settimana dovevo partecipare alla ripresa di Sassi ed il sabato e la domenica, da dicembre fino a marzo, alle lezioni di sci, in quanto aspirante alle Truppe Alpine (Foto 13 - Foto 14).
E pensare che al termine della Scuola, sono stato destinato al Reggimento Artiglieria a Cavallo per il buon piazzamento ottenuto al concorso ippico di Sassi (Foto 15).
Fu così che Antonino Mozzicato venne destinato, in mia vece, ad una unità di artiglieria da montagna! Ancora me ne vuole!
Finalmente gli studi militari erano terminati. Per gli artiglieri restava la parentesi della Scuola di Artiglieria, a Bracciano, da settembre a dicembre del 1961 (Foto 16 - Foto 17).

Parentesi che per me, Ninì Ferrari, Carlo Impavido, Rolando Mosca Moschini, Pino Perre, Vincenzo Rossitto e Bruno Zoldan proseguì presso il Centro Ippico di Montemaggiore - la mia patria di origine - per la frequenza del 52° corso di perfezionamento in equitazione(Foto 18).
E qui quante cadute, quanti "telegrammi" (termine usato per dire che il cavallo ha preso il sopravvento sul cavaliere); il nostro Bruno, quando mi incontra, mi chiede sempre di Serino, un cavallo piccolo e quindi adatto alla mia statura, pancia un po' grossa, ma che un mattino di lunedì, in maneggio, riuscì a mettermi a terra non ricordo quante volte.
Ormai ero pronto per raggiungere il reparto di destinazione, per l'appunto il Reggimento Artiglieria a Cavallo di Milano.
Il primo impatto non fu male! Le nove batterie operative che componevano il Reggimento erano tutte inquadrate da Ufficiali, capitani e tenenti, in servizio permanente, la calotta era perfettamente funzionante, la truppa si lasciava ancora comandare, sicchè non trovai alcuna difficoltà di inserimento nel nuovo ambiente, dove, tra l'altro, si poteva praticare anche l'attività ippica per la quale avevo ricevuto uno specifico addestramento.
Ma fu soltanto un breve periodo molto felice; infatti dopo un anno o due, gli ufficiali di inquadramento, quelli in servizio permanente, cominciarono a mancare sostituiti da ufficiali di complemento di 1^nomina, la truppa cominciò le contestazioni che tutti abbiamo conosciuto e la vita del reparto divenne molto più dura.
Il cavallo di servizio che mi aveva seguito al reggimento, si chiamava Fopianica (Foto 19) mi venne tolto a seguito dello scioglimento del centro ippico reggimentale e così si concluse anche questa bellissima pratica sportiva.
Al reggimento ho svolto tutti gli incarichi propri di un Ufficiale inferiore di artiglieria, Comandante di sezione, Sottocomandante di batteria - e qui mi piace ricordare le grida di gioia per l'ultima giornata di tiri, quando incontrai Mosca Moschini, anche lui Sottocomandante di batteria, sul greto del torrente Ceno, forse il Capo di SMD ricorderà! - Comandante di batteria e, contemporaneamente, Ufficiale adetto agli automezzi e mezzi corazzati (Foto 20 - Foto 21 - Foto 22).

Mi sono sposato il 15 di settembre del 1962 con Fiorella, dalla quale ho avuto due meravigliosi figli Andrea e Simone, entrambi laureati, il primo in Economia e Commercio il secondo in Architettura, ed entrambi sposati.
Nel 1968 ho concorso per la Scuola di Guerra che ho frequentato dal 1968 al 1971, al termine della quale sono stato destinato alla Brigata di Cavalleria Pozzuolo del Friuli con sede in Gorizia.
Dopo due anni ho raggiunto il III Reparto dello Stato Maggiore Difesa, Ufficio Pianificazione delle Forze, dove ho potuto seguire i maggiori programmi che all'epoca interessavano i Paesi della NATO.
Ho svolto il periodo di comando, nel grado di Tenente Colonnello, presso la Brigata Aqui, con sede in L'Aquila. In questa località ho comandato il Gruppo di Artiglieria TARO dal settembre 1980 al settembre dell'anno successivo (Foto 23), quando fui trasferito allo SM Esercito  con l'incarico  di Capo Sezione  dell'Ufficio  Ricerche e Studi,  incarico che ho
mantenuto per due anni al termine dei quali, nel grado di colonnello, ho frequentato il 64° corso del NATO Defence College(Foto 24), periodo particolarmente interessante sia per l'ambiente a carattere internazionale dell'Istituto sia per l'opportunità di poter partecipare a due bellissimi viaggi di istruzione negli Stati Uniti e Canadà ed un secondo in tutti i Paesi Europei.

Ho comandato la Scuola Tecnici Elettronici dal settembre 1984 al settembre dell'anno successivo e quindi ho fatto parte del Gruppo di Lavoro Catrin, costituito per seguire gli sviluppi dei nuovi sistemi delle trasmissioni, dei mezzi per la sorveglianza del campo di battaglia e dei nuovi sistemi d'arma per l'artiglieria contraerei.
Nel 1986 ho assunto l'incarico di Capo Ufficio dell'Ispettore di Artglieria e, succesivamente, nel grado di generale di brigata ho comandato il Comando artiglieria della Regione Militare Meridionale con sede in Bari negli anni 1988-89 (Foto 25).
L'ultimo incarico da me svolto, prima di essere collocato in ausiliaria il 20 maggio del 1994, è stato quello di Capo Ufficio del Commissario Generale Onoranze Caduti in Guerra, dove, tra l'altro, ho contribuito a portare a conclusione gli accordi con la Russia per il recupero dei Resti Mortali dei Militari Italiani Caduti in Russia, durante la 2^ guerra mondiale, nonché per il recupero dei Resti Mortali dei prigionieri - civili e militari - deceduti in Germania, Polonia, Albania, Cecoslavacchia, Ungheria durante la 1^ e la 2^ guerra mondiale(Foto 26 - Foto 27).
Da allora sono felicemente pensionato; concorro al buon andamento della famiglia, mi diletto di qualche buona lettura, talvolta incontro gli amici dei vari corsi frequentati per ricordare i tempi che furono, come, ad esempio, in occasione del quarantennale del corso di perfezionamento in equitazione (mancava, però, Bruno Zoldan) (Foto 28); spesso vado in bicicletta, che è stato sempre il mio sport preferito (Foto 29); ne ho una da corsa - è quella che uso più spesso - e una MB, che mi è stata regalata dalla moglie e dai figli quando sono andato in pensione con l'ingiunzione di "pedalare"; partecipo anche alle passeggiate organizzate dal C.A.I., di cui sono socio, sull'Appennino Abruzzese (Foto 30); quando ne ho l'occasione, faccio volentieri il nonno sitter delle mie due bellissime nipotine,

Sophie (Foto 31)e Matilde (Foto 32), le quali peraltro sono raramente a Roma perché mio figlio Andrea lavora a Bruxelles. Simone, invece, non ha ancora figli essendosi sposato a luglio.
Questo è tutto, sperando di non avervi tediato; con tanto affetto e con sentimenti di fraterna amicizia Vi abbraccio
                                                                                                                                                    Renato