Il dolore ed il senso del nulla.

di Francesco Caporale (Ciccio il Bruzio)


ACCADEMIA TOSCANA FEDERICO II


Il dolore ed il senso del nulla.

È notte ed i bagliori spaventevoli dell’eruzione del Vesuvio fanno venire l’angoscia per l’imminente fuoco che tutto distrugge, e l’orrore è determinato dall’attesa della distruzione imminente di Pompei. È Giacomo Leopardi nel canto de “La ginestra”


E nell’orror delle secrete notti
Per li vacui teatri,
per li templi deformi e per le rotte
case,ove i parti il pipistrello asconde
come sinistra face
che per voti palagi atra s’aggiri
come il bagliore della funerea lava,
che di lontan per l’ombre
rosseggia e i lochi intorno intorno tinge

Teatri, templi e case dell’antica città distrutta: il fuoco è distruzione, il fuoco è un evento naturale e la natura come fa nascere, corrompe e porta alla distruzione ed al nulla.
Ma un conto è conoscere la forza annientante del fuoco, altro è l’attendere, impotente, che esso compia quello per cui è la sua essenza: è l’attesa della distruzione che produce l’angoscia, il dolore che è vedere le cose come sono nella realtà, e se vogliamo nella verità.
L’uomo in queste condizioni limite è destinato all’’eterno dolore, ma se il fuoco lo intendiamo sotto l’egida divina, secondo il pensiero di Eschilo, questo fatto consente al mortale di sopportare il dolore ,lo salvano dal perdurare dell’angoscia.

Eschilo è il primo tra i greci a dare un senso al binomio verità-felicità. Eschilo al contrario di altri tragici greci intuisce che il fuoco rappresenta il divenire del mondo; il dolore, pertanto, è una condizione, un predicato dell’esistenza umana, il venire alla luce il crescere ed il corrompersi e la morte di ogni cosa..
Questo in sostanza il pensiero greco che dai presocratici giunge inalterato a Leopardi che, in sintesi, afferma che le cose esistenti sono nulle perché destinate a perire, e non v’è nessuna ragione, in senso assoluto, perché la cosa non possa essere nulla e che pertanto è valido il principio che le cose e Dio stesso sono nulla e che in definitiva è anche una critica alla dottrina delle idee di Platone.
Questo nulla è l’esistenza chiusa nell’ambito di un limite ,di un confine determinato e che in quanto tale è misurabile ,calcolato e quindi matematico e rappresenta la riduzione della natura ad una formula matematica ad una soluzione finita che rappresenta l’estrema impotenza,
Per combattere ciò l’uomo ricorre alla ragione,alla tecnica, alla volontà di potenza,ma fallisce, sempre secondo Leopardi, perché la volontà di potenza è semplice illusione in quanto il mortale è per essenza naturale, per legge universale e la ragione nulla può contro l’ordine naturale che sorregge la vita umana.

Il Presidente
gen.b.(ris) Francesco Caporale

 

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