La pagina personale di
Giovanni Cappato


• Prima di iniziare la mia pagina voglio ringraziare il nostro webmaster che con amichevole insistenza mi ha ricordato che potevo ai colleghi di corso raccontare episodi militari e non della mia vita.

Mia madre Mariuccia Schaeffer
• Le origini: nasco il 29 settembre del 1937 a Casablanca (Marocco) dove i miei genitori, dopo la nascita di mio fratello Alberto (1925 -2000) che rimase in Italia con i nonni, si erano trasferiti dall’Italia in cerca di fortuna.
• Mio padre proveniva da Albenga, cittadina ligure della riviera di ponente dove la famiglia CAPPATO si era stabilita da inizio ‘800 distinguendosi nella vita pubblica, un avo fu sindaco, ed in quella culturale, il sacerdote Natale CAPPATO fu professore di latino, greco e ebraico presso il collegio Oddo.
• Più lontane le origini di mia madre Mariuccia SCHAEFFER (1901-1952) nata a Torino dall’unione di mio nonno Alberto, svizzero tedesco emigrato a Torino, con Rosina FONTANA.
• La seconda guerra mondiale ci sorprese in Marocco e condizionò le nostre vite, anche se distanti dall’Europa. Nel 1942 con l’operazione Torch gli anglo americani iniziarono l’offensiva militare in Nord Africa, il porto di Casablanca dove riparava la flotta della Francia di Vichy che comprendeva la poderosa corazzata Jean-Bart era un obiettivo e fu bombardato. Trovandosi la nostra casa, una villa su due piani in stile coloniale in un “ boulevard” che collega ancor oggi il centro città al porto, le Autorità militari francesi ci obbligarono a lasciarla. La casa ha superato la guerra e altre vicissitudini storiche ma non l’incuria, cosi i nuovi proprietari l’hanno abbattuta nel XXI secolo, permettendo tuttavia sia a mia moglie Huguette che a mio figlio Gianfilippo e a mia nipote Camilla di vederla.
• Nel contempo mio padre Filippo (1899-1956) fu imprigionato a Port Liautey, oggi Kenitra, e poi trasferito a Boudenib nel deserto dove venne rinchiuso in un campo di concentramento per essere successivamente impiegato nella liquidazione degli stessi fino alla fine della guerra. Mi sono sempre chiesto perché nei confronti di mio padre le Autorità francesi abbiano avuto un comportamento differente rispetto ad altri connazionali che poco dopo la loro cattura furono liberati.

Mio babbo Filippo
• La risposta che mi sono dato è che mio padre fosse un fascista convinto anche se in casa non ho mai sentito parlare di politica. Ma lo lascia pensare l’esaltazione, ben oltre il normale entusiasmo per una nostra vittoria militare, di mia zia Anna, moglie del fratello Annibale di mio padre anch’egli emigrato in Marocco, alla notizia della presa di Tobruk da parte delle nostre truppe.
• Ciò che per molti italiani fu lo sfollamento per noi fu un’odissea: lasciata la bella casa vicino al porto e iniziammo a peregrinare per Casablanca in abitazioni di fortuna disagevoli e umilianti: stanza nell’alloggio di un medico siciliano compagno di caccia di mio padre, garage di un compatriota impresario edile che aveva una bellissima villa alle porte di Casablanca, una baracca con tetto in eternit dove a fianco a noi viveva il guardiano marocchino della fabbrica di mobili dove mio padre era impiegato come esperto contabile.
• All’inizio della guerra per cercare di aiutare mio padre, che aveva tre figli piccoli ed era prigioniero dei francesi, suo fratello Annibale, si arruolò nella Legione Straniera, convinto che ciò avrebbe provato la fede politica della famiglia per la Francia di De Gaulle, e così si ritrovo a combattere le forze dell’Asse in Alsazia dove il penultimo giorno di guerra un panzer tedesco colpi il carro armato pilotato da mio zio.
• Ciò gli valse una decorazione francese di grande valore (croce di guerra con stella d’argento). Fu comunque un inutile sacrificio poiché mio padre ritorno libero alla fine della guerra e per sopravvivere fu costretto a vendere la fabbrica di crine vegetale che aveva impiantato a Sidi Azouz vicino a Rabat.
• Per notizia il crine veniva realizzato sfilacciando una palma nana chiamata “doum” che cresce copiosa in gran parte del Marocco.
• Alla fine degli anni cinquanta mia mamma si ammalò di tumore al seno e dopo due anni di sofferenze lascio il marito e tre orfani. Ho detto sofferenze perché in quei tempi il seno veniva asportato lasciando delle cicatrici impressionanti e la successiva radioterapia bruciava letteralmente la schiena del paziente.
• Dei tre orfani due erano presenti al momento della sua morte, Giovanni e Vittorio, mentre il terzo Alessandro all’età di diciotto anni si era reso irreperibile per arruolarsi anche lui come lo zio Annibale nella Legione Straniera.

Mio zio Annibale
• L’irreperibilità sfumò quando mia madre, sfogliando la rivista PARIS MATCH vide una fotografia della parata militare del 14 luglio, che viene sempre chiusa dalla Legione, e tra i paracadutisti del 2°BEP (battaglione stranieri paracadutisti), in prima fila riconobbe Alessandro (1933-2008) e poco dopo notizie ricevute lo confermarono.
• Terminato l’addestramento a Sidi bel Abbes, Alessandro parti per il fronte indocinese, poi algerino meritando per i suoi atti di coraggio importanti decorazioni (croce al valor militare con stella di bronzo e stella d’argento). In seguito ad una ferita, occorsagli in una imboscata dei partigiani del FNL (Fronte di Liberazione Nazionale) in Cabilia, non più idoneo a frequentare il corso per diventare Ufficiale, fu congedado e lasciò la Legione con il grado di Sergente Maggiore.
• Tornerà alle origini morendo in Marocco dove è tumulato con il nome di Alessandro Tahar (il giusto) Cappato. Oggi riposa nell’Olimpo degli eroi con nostro cugino Genserico Fontana Capitano nei Carabinieri Medaglia d’oro al valor militare –Roma Fosse Ardeatine 24 marzo 1944.
• Dopo un anno dalla morte di mia madre mio padre decise di affidarci alle cure dei nonni paterni e di mia zia Luisa sua sorella nubile e così giungemmo ad Albenga. Grazie alla lungimiranza di mia zia Luisa ottenni l’ammissione all’Istituto per geometri e lì mi diplomai nei termini mentre mio fratello Vittorio (1942-2011) ottenuta la licenza elementare prosegui gli studi frequentando il liceo classico di Albenga.
• Dopo aver frequentato anche lui l’Accademia di Modena con il 20° corso si congederà come S.Tenente per proseguire gli studi in ingegneria e diventare un affermato urbanista.
• Preso il diploma lavorai un anno in una impresa di costruzione d’Albenga il cui proprietario facendomi fare il "boccia" pensava di farmi diventare un valido geometra. Un giorno mentre caricavo dei pietroni su un furgoncino il mio bravo impresario mi batté una mano sulla spalla e mi disse: ”bene continui così che diventerà un ottimo geometra”. Inutile dire che mi sentì preso per i fondelli e siccome dovevo partire per il servizio di leva lasciai il lavoro per entrare in Accademia. Volevo migliorare la mia preparazione e lasciare Albenga che mi stava un po’ stretta.
• Allievo del 14° corso mi ritrovo a Torino e dopo il secondo anno non supero gli esami di riparazione in comunicazioni elettriche per non aver saputo dire se la CPRC26 funzionava a modulazione di frequenza o di ampiezza. Ancora oggi non lo ricordo ma vedo che, oggi come allora, il denaro dello Stato, cioè di noi cittadini, non viene molte volte impiegato con intelligenza, preferendo con caparbietà sottrarlo alle casse statali utilizzando metodi corruttivi.
• Mi ritrovo quindi a Torino con il secondo anno del quindicesimo .
• Nel 1962 conosco la cittadina canadese Huguette POULIN che, titolare di una borsa di studio per studiare bel canto, aveva lasciato l’Accademia di Vienna per venire a Torino dove insegnava una maestra di canto che in Canada si era fatta una reputazione di ottima insegnante.
• Ci innamoriamo e decido di mettere la parola fine alla vita incosciente e superficiale che avevo condotto fino allora sposando appena possibile Huguette che altrimenti avrebbe dovuto rientrare in Canada e mettere la parola fine alla nostra relazione. Dopo le vacanze estive passate ad Albenga, da Torino partimmo per Cesano di Roma dove con l’aiuto di un collega di corso riuscì a sistemare la mia prossima sposa ad Anguillara Sabina presso una famiglia dove Huguette, a suo dire, soffri un freddo che nel suo paese non aveva mai patito. La casa non era riscaldata, era l’autunno e la casa era proprio davanti al lago. Per una canadese è detto tutto.
• Dopo varie andate a Roma Huguette riuscì a convincere un vescovo a sposarci senza che il matrimonio venisse trascritto rinviando la trascrizione “sine diae“. Il 25 novembre 1962 ci sposammo nella bella chiesa di Santa Maria della Pace ,un barocco romano a pochi passi da Piazza Navone, testimoni due colleghi del corso e poi pranzo di nozze da Gigi Fazio famoso ristorante vicino a Via Veneto.
• Nella foto a lato la fotografia del nostro matrimonio, testimoni due colleghi del 15° corso.
• Dopo Cesano partimmo per Monza per raggiungere il battaglione dove ero stato assegnato. Sistemata Huguette in una pensione a Genova gestita da un collega del 14° Corso, mi impegnai per trovare un alloggio vicino alla caserma; lo trovai in una bella costruzione appena realizzata.
• Nel contempo mia moglie si era trasferita ad Albenga presso i miei dove poi nacque mio figlio Gianfilippo.
• Appena possibile portai Huguette a Monza dove in un alloggio bello ma spoglio inizio la nostra vita a tre. Poco dopo i miei superiori, venuti a sapere che convivevo con una donna che avevo sposato senza l’assenso presidenziale (anni dopo la mia posizione fu sanata con sette giorni d’arresti di rigore, peraltro mai trascritti, inflittimi dall’allora ministro della Difesa Giulio ANDREOTTI) mi intimarono di allontanare la mia compagna che ritornò ad Albenga. Davo scandalo come lo dava Mina che aveva avuto un figlio dall’attore Corrado PANI e che fu allontanata dalla RAI dove godeva di un enorme successo,
• Dopo un anno, d’autorità fui trasferito a Roma nei Granatieri dove ritrovai i colleghi del 14°.
• Dopo aver comandato tutti i tipi di compagnie esistenti in un reggimento di fanteria,dalla fucilieri passando dalla mortai da 81 a quella da 120 e terminando con la reggimentale, per togliermi dalla monotonia della vita reggimentale riuscì a frequentare la Scuola di Guerra dalla quale ne usci senza infamia e senza lode per andare all’Ufficio OA del la Regione Militare Centrale diretto dall’allora Tenente Colonnello ANGIONI.
• Voglio ricordare la bella figura del Comandante del reggimento Granatieri, Colonnello Enrico AMODEI che, appena giunto al reggimento granatieri e messo da me al corrente della mia situazione, si limitò a chiamare l’Ufficiale d’amministrazione del Corpo, collega del 14° Corso, e gli disse: ”il Tenente CAPPATO è sposato da più di una anno e pertanto va pagato come sposato con un figlio e deve avere tutti gli arretrati. Dopo, se abbiamo agito, male vedremo”. Grand’uomo!
• A quel tempo l’Aiutante Maggiore in Prima del reggimento era il Capitano Gianfranco CHITI, nota figura nell’ambito militare, che in quel periodo mi fece comandare a tutto spiano reparti di rappresentanza partecipando a funerali, picchetti d’onore e Guardie al Quirinale e arrivando a farmi mettere sotto le ascelle del cotone per evitare che il sudore estivo trasparisse sotto la camicia al momento del saluto.
• La fotografia è stata scattata in occasione della sfilata a Piazza Esedra a Roma del 1° Reggimento Granatieri per commemorare il Duca di San Pietro. L'Aiutante Maggiore in 1^ è il Maggiore Chiti e l'Alfiere il Tenente Giovanni Cappato.

Visita gen. Duranti al btg
• Bei tempi la vita a Roma, epoca di Hollywood sul Tevere. Andavi a spasso per Via Veneto e incontravi tutti i divi o al Teatro Sistina dove Marcello MASTROIANNI interpretava Rodolfo VALENTINO nell’omonimo music-hall.
• Da Roma mi feci trasferire a TORINO alla Brigata Cremona comandata dal Generale Alessandro DURANTI, nostro insegnante di tiro in Accademia col grado di Capitano, che per prima cosa mi fece assegnare l’alloggio destinato al Capo di Stato Maggiore della Brigata che non lo occupava perché scapolo e poco dopo ancora col grado di Maggiore mi fece comandare il 21° battaglione di fanteria motorizzata “Alfonsine” di stanza in Alessandria.
• Al termine del mio comando fui destinato ad assolvere il compito di Capo di Stato Maggiore della Cremona, incarico che ricopri per cinque anni prima di ritornare in Marocco a RABAT presso l’Ambasciata d’Italia come Consigliere militare dell’Ambasciatore in qualità di Addetto Militare per la Difesa.
• Negli anni passati a Roma Huguette continuò a studiare canto lirico per intraprendere una carriera che, come gli preconizzava il Maestro Giorgio FAVARETTO, famoso pianista (accompagnatore dei più grandi cantanti lirici dl tempo, suo insegnante presso l’Accademia Chigiana di Siena), doveva portarla a sostituire Anna MOFFO, soprano molto famosa per la sua bellezza e la bella voce. Continuò a studiare canto ed inizio una

Visita di mio fratello Alessandro "Il legionario" al btg

Concerto di Huguette accompagnata al pianoforte dal Maestro Giorgio Favaretto
carriera che avrebbe dovuto portarla lontano, come lo zio Leopold SIMONEAU fratello della madre che aveva fatto una carriera internazionale diventando una celebrità nel mondo della lirica: il più grande interprete mozartiano nei ruoli di tenore.
• Huguette però aveva un grave handicap: soffriva di emicrania con crisi fortissime che la portarono ad avere un vuoto di memoria durante un concerto a Roma e la costrinsero ad abbandonare studio e proseguimento di una carriera molto promettente come soprano lirico leggero.
• Fra i vari Comandanti che ebbi a Torino ricordo con nostalgia il Generale INCISA di Camerana che mi gratificò della sua amicizia.
• In Marocco passai i più bei anni della mia vita militare avendo anche la fortuna di avere come governante la Signorina Naima giovane ragazza di bell’aspetto e molto capace, nonché cuoca di grande esperienza malgrado la giovane età, che permise ad Huguette di ricevere in casa alcune nostre Autorità Militari, molti colleghi delle varie ambasciate e personalità del governo marocchino fra i quali ricordo il Generale Hosni BENSLIMANE Comandante della “Gendarmerie Royale” tuttora allo stesso posto.
• Lasciai il Marocco nel 1988 per tornare in Italia, comandare il Distretto Militare di Padova, ricoprire l’incarico di relatore agli Affari Militari presso il Consiglio Superiore

Il terrazzo del caffè a Rabat

Huguette e Naima
delle Forze Armate e terminare la mia carriera nel 1995 come Generale di Brigata, Comandante del Comando Provinciale di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.
• Dimenticavo di aggiungere che a Rabat ho comprato un magnifico appartamento con una grande terrazza al quarto e ultimo piano di una palazzina che finora ho affittato a diplomatici francesi e anche italiani e che l’attuale inquilina, funzionaria presso la nostra ambasciata, dovrebbe lasciare il prossimo anno permettendomi finalmente di andarvi a trascorrere i mesi da noi più freddi.
• Ho voluto citare l’acquisto della casa in Marocco perché ho soddisfatto il bisogno sentimentale di ripagare i miei genitori della vita grama che hanno fatto in Marocco e anche il sogno di prendermi il caffè al mattino (come osservavo fare, su un terrazzo di fronte al mare di Loano sovrastato dal palazzo in costruzione dove facevo il mio apprendistato da geometra, da un signore elegantemente vestito che ogni mattina sorseggiava con voluttà una “tazzuriella di caffè”) anch’io su un bel terrazzo in una città di mare, ma ahimè non davanti all’Oceano Atlantico né al mar Ligure. Però finora non è mai successo, spero avvenga presto.
• Da pensionato mi sono sistemato a Torino dove vive mio figlio e sua figlia Camilla, da poco trasferitasi in Sardegna per terminare la specializzazione universitaria in Storia ed essere vicina al fidanzato.

Nella nostra casa di Torino
• Mi scuso per la prolissità del mio scritto ma ho voluto rendere un omaggio ai miei genitori che ho perso quand’ero ancora un ragazzo e ringraziare mia moglie Huguette che ci ha lasciati nel settembre del 2016 e che mi ha sempre spinto a fare meglio e mi ha dato un figlio che non potevo desiderare migliore.
• Aggiungo che ho voluto ricordare i superiori che mi hanno aiutato durante la mia vita militare e per ultima Naima che dopo la sua venuta in Italia quando c’è ne stato bisogno ha sempre lasciato il lavoro per venire ad assistermi nelle poche operazioni che ho subito e ultimamente per un anno mi ha aiutato a occuparmi di Huguette ormai bisognosa di assistenza continua giorno e notte.
• Chiudo dicendo che ormai Naima vive presso di me ed è a tutti gli effetti per tutti noi una persona di famiglia pronta ad accogliere chi vorrà venirci a trovare a Rabat.
• Nella fotografia a lato potete vedere mia nipote Camilla, accompagnata dal suo babbo. La foto è stata scattata in occasione del ballo delle debuttanti, una festa che capita una sola volta nella vita di una donna!,