La pagina personale di
Umberto Bifulco



Un mio caro amico, pochi giorni dopo il mio pensionamento, con affetto mi disse: "È tempo che tu lo sappia, non sei mai stato un militare".
Avevo 42 anni di servizio militare alle spalle ma non mi offesi e presi quest'affermazione quasi come un complimento.
Lo riconosco, le mie attitudini militari non sono mai state eccelse ed ebbero un drammatico crollo già in Accademia quando un Ufficiale di picchetto mi tenne mezz'ora sull'attenti coprendomi di improperi asserendo di farlo per forgiare il mio carattere. Evidentemente sortì l'effetto opposto.
Dopo tanti anni ritengo che quell'episodio abbia avuto una notevole incidenza sul mio atteggiamento verso il prossimo.
Mi ha fatto, per così dire diventare più buono. Sono orgoglioso, per esempio, che il mio primo comandante di Compagnia carabinieri mi abbia classificato "inferiore alla media" nelle note caratteristiche perché: "nei confronti degli inferiori mantiene un atteggiamento troppo confidenziale, non sa farsi temere".
Inferiori a chi?? Direbbe Totò.

Intendiamoci non rinnego nulla del mio servizio anzi sono immensamente orgoglioso di aver servito la Patria, di aver combattuto i briganti sardi come i malviventi pugliesi, di aver contrastato in piazza le sommosse rosse degli anni 70 e di aver contribuito alla vittoria dello Stato sul terrorismo degli anni 80 e 90.
Semmai mi restano profondi rammarichi per come ho dovuto subire la malafede e l'imbecillità altrui. Ho sempre considerato il "servizio" nel senso cristiano della parola ossia servire (con amore) la comunità nelle sue necessità.
Per quanto riguardava la mia persona dovevo dare sicurezza, tenendo presente quello che mi diceva un insegnante della scuola "ricordati che il carabiniere è pagato per acchiappare il ladro".
Le circostanze che mi hanno fatto soffrire sono tutte legate a decisioni prese, per calcolo personale o politico, da chi ne aveva l'autorità, sia stato esso superiore gerarchico o magistrato, e che hanno troppe volte vanificato i miei sforzi e danneggiato indirettamente la società.

Basta non voglio tediarvi, anzi vi dico subito che se c'è una persona felice quella sono io.
Il buon Dio mi ha concesso una moglie straordinaria, due figli stupendi, tre nipoti meravigliosi nonché un buona salute che mi consente di godermeli tutti.
Anche se i raggi del sole inclinandosi leggermente verso occidente fanno intravedere ormai prossimo il tramonto sono contento della mia vita ed ogni giorno gioisco per l'amore che do e per quello che ricevo.
Da quando sono in pensione ho più tempo da dedicare alla mia famiglia e per coltivare alcuni hobbies. In primo luogo il Teatro. Mi è sempre piaciuto far ridere e per questo più che l'attore faccio il buffone.
Dice un mio amico medico che è come se volessi curare gli spettatori con la medicina del riso e questo rientra un po' nel mio desiderio di servizio.
Poi la Parrocchia, provo molto appagamento nel rendermi utile nelle varie attività di volontariato cui posso aderire. Anche qui è molto più quel che ricevo rispetto a quel che do.

Per ultimo, ma non meno importante per me, la politica. Poiché ho un carattere un po' fumino non avrei mai potuto fare politica attiva, quindi mi son dovuto accontentare di seguirla sui giornali.
Mi ci arrabbio ma, devo ammetterlo, mi ci hanno tirato per i capelli.
In principio ero tanto orgoglioso di servire sotto Giovanni de Lorenzo e la sinistra lo ha accusato di golpe, poi sono passato sotto il Generale Maletti e la stessa parte politica gli ha attribuito le peggiori nefandezze.
E che dire dei quasi 20 anni trascorsi ai servizi?
Con lo sciagurato teorema del "doppio stato" mi sono sentito indirettamente accusare di tutte le sciagure italiche.
Dalla strage di Milano a quella di Bologna, dalla sciagura di Ustica all'omicidio Moro, dall'Argo 16 al treno Italicus.
Intendiamoci, non ho mai ricevuto neanche un avviso di garanzia ma lavoravo in quegli uffici che, ad eccezione dell'omicidio di Malcom X, sono stati ritenuti responsabili di tutti i crimini del secolo scorso e molti miei superiori, colleghi ed amici hanno dovuto subire gravissime conseguenze per le persecuzioni giudiziarie di chi ha "campato" su queste idiozie.

E che dire di quando fui chiamato a dirigere il "Servizio Protezione" (la struttura del Ministero dell'Interno incaricata di pagare e proteggere i collaboratori di giustizia)?
Ebbi l'"alto onore" di passare bei soldoni di contribuenti al signor Balduccio di Maggio, il grande accusatore di Andreotti.
E guai a me se tergiversavo o sollevavo obbiezioni.
Permettete che ho il diritto di essere ancora un po' incazzato!!!!
Scusate lo sfogo ma gli amici a questo servono.
Mi sono sufficientemente presentato? Fate voi.
Io so che sono molto contento ed orgoglioso di far parte di questo gruppo di amici che si chiama 14° Corso e per ognuno di loro, per le loro mogli, i loro figli ed i loro nipoti formulo i più fervidi e sentiti auguri di ogni bene.

  Il mio album fotografico

Uomo e Gentiluomo. Umberto ci ha lasciati.

Carissimo Umberto,
anche tu ci hai lasciati, vai a raggiungere il plotone degli amici che ci precede nella casa del Signore. Cosi improvvisamente, col sorriso dolce e ironico che ti rendeva unico, simpaticissimo con le tue battute da attore consumato.
Mi hai chiamato, forse venti giorni or sono.
“Aldo, mi dicevi, ti voglio affidare una parte di rilievo nel lavoro che stiamo allestendo nel teatro della mia parrocchia per la messa in scena ad aprile. Caviale e lenticchie, una piece spassosa. Il ruolo che ti affido è calibrato per essere interpretato da te, con la tua “napoletanità”.
Mi spiace, per impegni personali e familiari, di non aver potuto aderire all’allettante invito.
“Parteciperò al prossimo spettacolo”, ho risposto.
Ma quando ci sarà?
Ci lasci Umberto, ma la tua testimonianza per il Corso, per noi tutti, è descritta nella tua pagina personale che hai reso disponibile sul sito del 14°. È una testimonianza umanissima, vera, autentica, forse la migliore, che riflette con alterne vicende l’impegno, la profondissima onestà morale, la dedizione che ogni Ufficiale del 14° ha profuso nel corso della sua sofferta vita militare.
Domani verrò a salutarti. Incontrerò la tua cara Tina e i tuoi stupendi figli e nipoti.
A rivederci Umberto. Mi piace ricordare un passo della tua pagina personale:
“Anche se i raggi del sole inclinandosi leggermente verso occidente fanno intravedere ormai prossimo il tramonto sono contento della mia vita ed ogni giorno gioisco per l’amore che do e per quello che ricevo”

Aldo Flora

Roma, 21 marzo 2006