Poesia di Francesco Caporale (Ciccio il Bruzio)
Ascolta!
Il silenzio si diffondeva ondulato, e
Schiudeva, nella luce fioca della sera, l'animo ai sogni;
Un silenzio,
Malinconico e dolente,
Tra i metalli sparsi nelle fredde stanze:
Sorgeva l'alba
Nell'antica città romana,
Un' alba sospesa fra la bruma,
In un cielo
senza bagliori e senza sole
Ma con voci perentorie al comando aduse che,
T'inseguivano,
Dalle ore antelucane e fino a sera,
Nel cupo Palazzo d'Arme, ai lai indifferente.
Ascolta!
Oggi il tuo volto non ha piu' la maschera guerriera, e
La tua argentea lama, orna solo una parete nuda;
Un dì, il tuo sguardo
Coglieva spazi diversi e rapido
Si volgeva contro venti obliqui,
Fermava, sul ciglio
Una tremolante lacrima, ed
Errava in un universo dall'orizzonte chiuso;
Poi era tratto dai perché,
D'una italica terra
Dal ferro e dal fuoco ed in ogni lembo incisa.
Vagavi,
Con la tua mente di primavera,
Prigioniero, volontario, tra ignare mura.
Nel desio
Di palme e di mare,
Di voci amiche e di fanciulle, nell'intorno , rare:
Ma il dolore,
Per pietre distrutte e rosse di sangue,
Spegneva, in te, ardore di stelle e di pallide lune, e
Poi nella visione
D'innumerabili croci e marmi,
S'udiva l'eco delle voci: Presente,Presente, Presente.
Ed il cuore
Tremava, pur fermo,
Delle pene subite per spezzare le pesanti catene e dure:
Tu al suol
Piegavi la fronte ardita,
Per i tanti morti per quella idea di patria antica.
Ascolta!
Ormai il dì, della luce, inclina a sera,
Ma, ancora, ti vibra nel petto il silenzio, che al cielo
Lieto si leva
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