Entro antiche mura
Poesia di Francesco Caporale (Ciccio il Bruzio)
Chissà se fu il fascino d’un racconto,
O forse,d’una sirena,il suadente canto
O d’un avo,di pesanti arme carco,e della famiglia il vanto;
O l’illusione
Che a volte la mente inganna,
Quella forza oscura che solo il cuore osanna:
Non v’era sole o dolente luna
Ne volta di cielo di stelle ornata
Ma solo nebbia,nebbia avvolgente e inquieta;
Là tra alte colonne incombenti
V’era un suono di passi cadenzati
Ed il denso vapore dei fiati.
Il ricordo a volte è come un ferro eroso,
Ma rammento tra dedali di vie percorse e inane
D’un suono,ed a tanti sembrava cupo,d’un suono di campane.
In quell’aere a me sovveniva
L’eterno cantore di storie antiche :Omero
Che cieco e mendico,tra i simulacri tendea l’incerte mani…
E noi gli occhi, all’incerta luce,
aprivamo all’irrompere
non d’una vibrante tromba ma d’irritanti tuoni.
Poi le grandi aule
S’empivano di sogni e velate preghiere
Di pagine svogliate e d’un mal celato brusire
E tra i banchi
Giovinezze all’ardimento tese,
Entro mura antiche, erano chiuse.
Si!tra quelle mura la vita
Era senza odore di salsedine e mare
Senza sole d’autunno e senza luna
E si volgea monotona
Nelle funzioni e nelle litanie da mane a sera,
Ed a volte la nostalgia la rendeva amara
Al suono del notturno silenzio
Con gli occhi al sonno quasi vinti
Edi corpi stanchi e avvolti
Nelle crespe e fredde lenzuola,
Tra nude pareti e di metalli adorne e dure
E chissà se ancora qualche pipistrello sui tetti vola.
2 marzo 2004